Il piano dei conti di un’azienda, o altro soggetto tenuto a registrare le scritture contabili, rappresenta la base predisposta per assolvere alla funzione di raggruppare le rilevazioni contabili in modo che l’attività economica e patrimoniale venga espressa in maniera omogenea e sintetica. Esso varia sulla base delle esigenze dell’impresa, che in un certo senso lo crea su misura, tenuto conto che formalmente non vi sono criteri restrittivi sul modo in cui dispiegarlo per la normativa fiscale. Di conseguenza, esso muta a seconda della dimensione e della tipologia aziendale.
Lo scopo di un piano dei conti consiste nel fornire informazioni analitiche, e spesso anche molto dettagliate, attraverso l’utilizzo dei sottoconti, ma al contempo anche di offrire una sintesi delle attività economiche e patrimoniali grazie ai conti mastro. Dunque, assolve anche una funzione di tipo gestionale, visto che la contabilità non è solamente un obbligo ai fini fiscali e civilistici, ma rappresenta anche un adempimento imprescindibile per il funzionamento dell’impresa, grazie al suo ruolo informativo.
Per prima cosa, bisogna predisporre un piano dei conti in modo che le rilevazioni contabili non vengano duplicate o siano soggetto a errore in fase di registrazione. Mentre le scritture vengono registrate, diventa possibile aggiungere nuovi conti, magari perché si materializza per la prima volta un’esigenza prima non avvertita o per una semplice dimenticanza. In generale, poi, il piano dei conti deve rendere agevole e precisa la redazione del bilancio di esercizio e la dichiarazione dei redditi.
I conti del piano sono raggruppati nelle categorie che andranno poi a formare il bilancio d’esercizio. Da questi scaturiranno il Conto Economico, suddiviso in Costi e Ricavi, e lo Stato Patrimoniale, suddiviso in Attività e Passività. Può esservi anche il Conto d’Ordine, non obbligatorio, in cui vengono segnalati gli impegni e le operazioni che non fanno parte delle rilevazioni economiche e patrimoniali.
I conti mastro e i sottoconti sono identificati da un numero progressivo e da una descrizione, che ne fornisce il contenuto. La numerazione è solitamente consecutiva per categoria e in modo da renderne agevole la consultazione. A questo scopo, risulta consigliabile non predisporre una numerazione del tipo 1, 2, 3, 4, ma piuttosto del tipo 10, 20, 30, 40, perché nel caso in cui fosse necessario inserire un nuovo conto, per esempio, tra la prima e la seconda categoria, potremmo trovare spazio al numero 11, per esempio.
Vediamo cosa troviamo più concretamente alla voce Attività dello Stato Patrimoniale. Certamente, le immobilizzazioni immateriali, dove vengono registrati i valori positivi dell’impresa e relativi a beni non tangibili, come il marchio o il logo aziendale. Seguono le immobilizzazioni materiali, come possono essere i terreni e i fabbricati posseduti, ma anche beni mobili, autovetture, macchinari, impianti. Le immobilizzazioni finanziarie, invece, rappresentano gli investimenti in altre aziende, come le partecipazioni azionari, finalizzate al controllo o puramente speculative, i fondi di investimento e le obbligazioni, ma anche i crediti praticati alla clientela, gli anticipi corrisposti ai fornitori, le caparre confirmatorie, gli anticipi d’imposta, ovvero crediti verso l’Erario, relativi a IRES, IRAP, oltre che le disponibilità liquide, il contante di cassa, assegni, importi su carta di credito ricaricabile. Infine, troviamo le rimanenze di magazzino, i ratei e i risconti attivi.
Quanto alle passività, compaiono il capitale e le riserve, il TFR, il Fondo di ammortamento e svalutazioni, relativi a crediti, i fondi di ammortamento per immobilizzazioni immateriali, per quelli materiali, per la svalutazione crediti, debiti verso fornitori, debiti per imposte.
Il Conto Economico, invece, è suddiviso in Costi e Ricavi. Tra i primi, troviamo i Costi per acquisto prodotti , come beni per la produzione, merci da rivendere, acquisto materiali di consumo, imballi, i Costi per Servizi, Costi per Utenze, Locazioni e Canoni, il Costo per il personale dipendente, Spese commerciali e viaggi, Spese generali, gli ammortamenti materiali e immateriali, gli Oneri tributari, Oneri straordinari, Oneri Finanziari e Rimanenze Iniziali, chiaramente tutti con le relative sottovoci.
Sul fronte dei Ricavi, abbiamo le Vendite, Proventi Straordinari, Proventi Straordinari, Proventi Finanziari, Rimanenze Finali, Profitti o Perdite. Risulta essere evidente che il grado del dettaglio delle voci dipende dalle esigenze aziendali. Quella di cui sopra è un esempio di massima, nemmeno completo.
Riepilogando, il piano dei conti serve come base di partenza per effettuare le scritture contabili. Una volta predisposto, esso non è definitivo, ma può essere variato sulla base delle esigenze di volta in volta riscontrate, potendosi aggiungere nuove voci, ragione per cui la progressione numerica non avanza da unità a unità, in modo che si abbia spazio libero nel caso di bisogno tra una categoria e l’altra. Le singole voci inserite nelle categorie confluiscono, poi, nei conti mastro, che a loro volta danno origine ai documenti di cui si compone il bilancio d’esercizio.