Il cespite, in un’azienda, è un elemento attivo dello stato patrimoniale, la cui natura può essere materiale o immateriale e la cui utilità attesa supera l’anno. Esso va registrato nel libro dei cespiti, suddivisi per anno di acquisizione e con il corrispondente valore di ammortamento. Si trovano nella parte sinistra dello stato patrimoniale, tra le attività. Essi sono soggetti a svalutazione e ammortamento, in quanto con il passare del tempo il loro apporto alla produzione diminuisce rispetto alla fase iniziale.
Dunque, ogni anno il valore del cespite registrato nello stato patrimoniale va abbattuto in base a un piano di ammortamento, che rappresenta il costo di graduale utilizzo. Sono cespiti materiali gli immobili, i computer, i mobili e gli impianti, i terreni, i macchinari e i veicoli.
Un cespite può anche essere soggetto a svalutazione, nel caso in cui il suo valore di mercato abbia subito una significativa riduzione dal momento in cui è avvenuta l’acquisizione, al netto dell’ammortamento già effettuato. Si consideri un immobile, che viene acquisito da un’azienda per finalità d’investimento o legate alla produzione e a un prezzo pari a 100. Si immagini che dopo un paio di anni, a causa di un crollo del mercato immobiliare, il prezzo stimato ai valori aggiornati risulti dimezzato. Questa svalutazione va tenuta in considerazione, effettuandola formalmente per la parte eccedente l’avvenuto ammortamento. Al contrario, potrebbe accadere che il valore di mercato di un cespite risulti di molto incrementato. A differenza che nel caso della perdita di valore, quando si apporta una variazione in aumento si è tenuti alla cautela, sulla base dei principi di prudente gestione aziendale.
Può anche accadere, poi, che un cespite sia ceduto prima che il suo ammortamento venga completato. Il ricavato della vendita frutterà un incasso, che dovrà essere confrontato con l’ammortamento residuo. Se la differenza tra i due valori risulta essere positiva, bisognerà registrare a bilancio una plusvalenza. Se, invece, la differenza risulta essere negativa, bisogna registrare una minusvalenza. Facciamo un esempio semplice, la società Alfa acquista nell’esercizio 2014 un cespite per 300.000 euro e lo ammortizza per la durata di 30 anni. Ogni anno, quindi, dovrà registrare una riduzione di valore pari a 10.000 euro, 300.000 : 30. Immaginiamo che nell’anno 2017, tale cespite venga ceduto a terzi alla cifra di 320.000 euro. Visto che il valore residuo a bilancio del bene, al netto cioè dell’ammortamento, è di 270.000 euro, 300.000 – 30.000, i 320.000 euro incassati, diminuiti dei 270.000 euro, originanouna plusvalenza pari a 50.000 euro.
Se il cespite fosse stato venduto, invece, a 250.000 euro, la differenza da registrare nel bilancio sarebbe risultata negativa di 20.000 euro, che sarebbe stata la minusvalenza.
Per quanto sopra detto, quando parliamo di cespite ci riferiamo a quello che in gergo viene anche chiamata immobilizzazione. Per immobilizzazione intendiamo, infatti, qualsiasi attività rientrante nel patrimonio aziendale, che sia destinata a restarvi per un periodo superiore all’anno. Il concetto di immobilizzazione non ha a che fare, come sappiamo, solamente con beni materiali, ma anche immateriali, come possono essere un brevetto, oppure una quota in una società controllata, collegata o partecipata. Potrebbe non essere sempre semplice comprendere quando un’attività è stata acquisita per restare per un periodo superiore all’anno nel patrimonio, per cui diventa importante la finalità di questa acquisizione. Una partecipazione qualificata in una società, per esempio, si presume che sia stata rilevata per finalità di controllo e, comunque, di medio lungo termine e non strettamente speculative. Al contrario, sappiamo che le attività con durata inferiore all’anno rientrano nell’attivo circolante, come un credito ai clienti, la liquidità di cassa e le rimanenze di magazzino.
Il termine cespite è forse meno in uso oggi che in passato, sostituito da quello inglese asset. Vediamo perché si fa la distinzione tra asset e attività a breve termine, ovvero di durata inferiore all’anno. Gli asset sono elementi del patrimonio, che essendo destinati a rimanere per un periodo medio lungo nel patrimonio aziendale, di fatto, segnalano la solidità. Al contrario, l’attivo circolante non può essere tenuto in considerazione a copertura di impegni di medio lungo periodo, altrimenti si provocherebbe una disarmonia finanziaria nel tempo. Per esempio, se un’azienda si indebita a 10 anni, dee verificare, per iniziare, se l’ammontare di questo indebitamento non sia coperto da immobilizzazioni. Allo stesso tempo, se un’azienda avesse debiti in scadenza prima dell’anno non coperti sufficientemente da attività del circolante, si avrebbe una situazione di insufficienza di risorse a breve, che potrebbe creare tensioni sul piano finanziario.
Per concludere, il cespite è qualsiasi attività materiale o immateriale di durata superiore all’anno e, pertanto, potremmo anche definirlo un’immobilizzazione, registrata nell’attivo dello stato patrimoniale. La sua utilità per la produzione si riduce con il tempo e bisogna tenere questo in considerazione attraverso l’ammortamento. La sua eventuale cessione va sempre confrontata con il valore residuo iscritto al bilancio, ovvero al netto degli ammortamenti, per capire se ne sia scaturita una plusvalenza o una minusvalenza.