WACC è un acronimo che indica l’espressione inglese Weighted Average Cost of Capital, ovvero Costo medio ponderato del capitale. Esso rappresenta il costo che un’azienda deve sostenere per raccogliere risorse finanziarie presso soci e terzi. Dunque, parliamo del costo medio ponderato del capitale raccolto da un lato e del debito dall’altro. In formula, si ha WACC = Ke x (E/D+E) + Kd (1-t) x (D/D+E), dove Ke è il costo del capitale proprio, E è il patrimonio netto, D è il debito, Kd è il costo dell’indebitamento e t è l’aliquota fiscale delle imposte sui redditi.
Analizziamo quanto scritto. Come abbiamo visto, il WACC è la somma tra il costo del capitale o mezzi propri e quello del debito. Ora, mentre per l’indebitamento finanziario si ha una misura incontrovertibile del costo, dato dai tassi passivi, il discorso si complica con riferimento al capitale proprio. Infatti, la domanda che ci poniamo è relativa a quale sarebbe il costo del capitale proprio. La risposta non è univoca e appare anche complicato darne una condivisibile da tutti. In generale, possiamo considerare il costo opportunità, ovvero quello sostenuto dal socio o azionista, nel momento in cui decide di impiegare i suoi mezzi, mettendoli a disposizione della società e non di altre alternative.
Ora, il punto è relativo a come calcolare quale sarebbe il costo opportunità. Una teoria molto diffusa, per quanto non da tutti presa in considerazione, è la cosiddetta CAPM, Capital Asset Pricing Model. Essa consiste, grosso modo, nel sommare il rendimento dei titoli privi di rischio e un premio al rischio, conseguente all’investimento nel capitale d’impresa. In formula, si ha, quindi, che Ke= Kf + A x MRP, ovvero che il costo del capitale, Ke, è uguale al rendimento dei titoli privi di rischio, Kf, più un coefficiente di rischiosità sistematica non diversificabile , A, per il premio per il rischio aziendale, market risk premium.
I titoli privi di rischio sono tipicamente quelli emessi dallo stato. Attenzione, non è detto che realmente siano senza rischio, anzi, negli ultimi anni abbiamo potuto notare quanto non lo siano, ma è vero che rappresentano il riferimento ideale per questo segmento di mercato a rischio emittente molto contenuto e quasi azzerato. In genere, per l’Italia si prende come riferimento il BTp a 30 anni, ovvero un titolo di stato a lungo termine, dato che anche il capitale sociale è valutato in un orizzonte temporale tendenzialmente infinito.
A questo rendimento va sommato, come detto, un premio per il rischio, che deve essere valutato alla luce del tasso di rischiosità della specifica società. Vediamo come si fa a valutarlo, specie se la società non è nemmeno quotata in borsa. Questo tasso è definito formalmente quale rapporto tra la covarianza tra i rendimenti attesi del titolo e quelli del mercato e la varianza del rendimento atteso del mercato.
In altri termini, se tale tasso A è superiore a 1, il titolo si muove nella stessa direzione del mercato e con oscillazioni maggiori del mercato stesso, se è compreso tra 0 e 1, il titolo si muove nella stessa direzione del mercato, ma con oscillazioni minori rispetto, se è compreso tra 0 e -1, il titolo si muove nella direzione opposta a quella del mercato, ma non di molto, infine, se è inferiore a -1, il titolo si muove nella direzione opposta a quella del mercato e con grande divergenza. Se la società non è quotata in borsa, il tasso di rischiosità potrebbe derivarsi dai tassi di rischiosità dei titoli di società simili e quotate in borsa.
Passando al costo dell’indebitamento, esso può essere definito come il tasso che l’azienda pagherebbe alle condizioni attuali del mercato per ottenere un nuovo finanziamento a medio lungo termine. Se l’azienda ha di recente ottenuto un prestito a medio lungo termine, può essere utilizzato il relativo costo per valutare quello dell’indebitamento. Dicevamo, è più semplice calcolare il costo del debito, ma nemmeno in questo caso immediato. Si pensi alla grande maggioranza delle piccole e medie imprese, che non hanno rating di valutazione del merito creditizio. Per calcolare il costo del debito, bisogna prima, quindi, valutare le condizioni finanziarie della società in esame, al fine di individuare la presumibile classe di merito o rating. Sulla base di questo, si deriverà il costo dell’indebitamento a medio lungo termine, prendendo a riferimento i parametri registrati sul mercato dalle altre società rientranti nella data classe di valutazione.
La somma ponderata tra il costo medio del capitale proprio e quello del debito esiterà il WACC. Ponderata, nel senso che bisogna tenere conto del peso dell’uno e dell’altro. Se, per esempio, il capitale è pari a 100 e il debito è pari a 50, il costo medio del capitale proprio inciderà su quello totale per il doppio di quello del debito.