Il costo opportunità è considerato dagli economisti il costo conseguente alla rinuncia di un’alternativa economica, ovvero al valore di ciò di cui si rinuncia, una volta effettuata la scelta tra due opzioni. Per capire meglio e in concreto il significato di questa espressione, in inglese, opportunity cost, possiamo offrirvi questo esempio. Immaginate di volere individuare il costo opportunità di iscriversi all’università per la frequenza di un corso di laurea triennale. Ebbene, il valore dell’alternativa economica, ovvero della rinuncia, consiste nell’impossibilità di lavorare a tempo pieno, per cui si tratta di rinunciare a un determinato monte ore di lavoro retribuito per un 36 mesi.
Ipotizziamo che lo studente, all’atto dell’iscrizione, valuti di dovere rinunciare a lavorare per almeno 30 ore a settimana e stimi in 6 euro la retribuzione netta oraria. Ebbene, considerando che un anno sia formato da 52 settimane, la mancata retribuzione vale 9.360 euro all’anno, che moltiplicati per 3 anni fanno più di 28.000 euro nei 3 anni.
Chiaramente, non è detto che effettivamente, nel caso lo studente non si iscrivesse all’università, troverebbe lavoro per tutti i 36 mesi e alla suddetta retribuzione, per cui la stima è basata spesso su calcoli incerti, ma in ogni caso aiuta a farsi un’idea su quanto si è portati potenzialmente a perdere, nell’effettuare una scelta piuttosto che un’altra.
Tornando all’esempio di cui sopra, ovvero all’opzione lavoro università, non è un caso che quando le probabilità di trovare un impiego siano basse o la retribuzione oraria sia modesta, si sia maggiormente incentivati a proseguire gli studi. Infatti, il costo opportunità si abbassa e considerando che gli studi dovrebbero, in teoria, generare un maggiore reddito futuro, oltre che migliori prospettive occupazionali, diventa del tutto razionale frequentare un corso di laurea.
Possono essere citati numerosi casi di costo opportunità, uno dei quali è alla base degli studi micro e macroeconomici, relativo alla scelta tra lavoro e tempo libero. L’individuo ha a disposizione una giornata di 24 ore complessive. Sottraendo 8 ore per il riposo e un altro paio per il ristoro, possiamo affermare che esso abbia effettivamente disponibili circa 14 ore al giorno. In teoria, potrebbe decidere di dedicarli interamente al lavoro, anche 7 giorni su 7, oppure potrebbe optare per l’alternativa opposta, ovvero in favore del tempo libero.
La scelta non è priva di conseguenze, perché è evidente che ognuno di noi, posto dinnanzi alla scelta tra un’ora di lavoro e un’ora di godimento all’aria aperta, sceglierebbe questa seconda alternativa; senonché, il tempo libero costa, in quanto implica un’ora in meno di lavoro, ovvero di retribuzione. Senza alcuna retribuzione, non si è in grado nemmeno di godersi il tempo libero stesso, che presuppone un reddito per acquistare beni e servizi vari, si pensi alle spese per farsi un giro in macchina o per andare in vacanza.
Dunque, l’individuo sa che il tempo libero ha come costo opportunità la minore retribuzione incassata lavorando di meno, per cui sceglierà una combinazione ottimale tra le due opzioni, in modo da entrare in possesso di un reddito sufficiente da spendere nelle ore di tempo libero.
La teoria economica ci spiega anche che all’aumentare di un bene posseduto, il suo costo opportunità cresce, ovvero tende ad aumentare il valore economico dell’alternativa. Nell’esempio della scelta tra lavoro e tempo libero, se lavorassimo 14 ore al giorno per 7 giorni su 7, inizieremmo ad avvertire il bisogno di un’ora di tempo libero, il cui valore sarà per noi sempre più alto, tanto che saremmo disposti a rinunciare a una o più ore di lavoro, pur di goderne. In altri termini, man mano che lavoriamo di più, l’impresa dovrebbe offrirci una retribuzione sempre più alta per spingerci a restare al lavoro un’altra ora in più, in quanto per noi inizia a diventare relativamente più importante il tempo libero, di cui disponiamo sempre meno.
I due esempi sopra citati ci consentono, quindi, di capire quanto segue, il costo opportunità determina la scelta ottimali tra due opzioni. Esso non è facilmente determinabile e non potrebbe essere uguale in ogni luogo, potendo differire anche tra individuo a individuo.
Un individuo sceglie l’opzione A rispetto a quella B, quando la prima, considerato il valore dell’alternativa economica, si presenta almeno dello stesso valore, se non più conveniente. Nel caso della scelta tra scuola e università, opterò per studiare se ritengo che impiegare 36 mesi della mia esistenza per conseguire la laurea mi recheranno un beneficio superiore a quello che avrei lavorando.
Nell’esempio della scelta tra lavoro e tempo libero, poi, abbiamo appreso che il valore dell’alternativa alla nostra scelta tende a crescere al diminuire del suo possesso da parte nostra. Per un disoccupato, un’ora di tempo libero vale poco, avendone già molto a disposizione, mentre per chi lavora per molte ore al giorno, potere godere del tempo necessario per una passeggiata o per trascorrere qualche ora con gli amici o in famiglia acquista sempre più valore.