Nel linguaggio aziendale per sopravvenienze attive si intendono componenti positive del reddito, ma non preventivate dall’azienda e che hanno a che vedere con operazioni effettuate negli esercizi precedenti. Esse incidono sul reddito dell’esercizio in maniera positiva. Possono riguardare esborsi minori di quelli messi in conto dalla società o la realizzazione di ricavi maggiori a quelli stimati o maturati mediamente negli esercizi precedenti.
In generale, le sopravvenienze attive possono essere distinte in tre grandi categorie
-Spese, perdite e oneri dedotti in precedenti esercizi.
-Ricavi maturati in misura superiore a quella che ha formato il reddito negli esercizi precedenti.
-Ricavi o sopravvenuta insussistenza di oneri sostenuti negli esercizi precedenti.
Dunque, quando parliamo di sopravvenienze attive, ci riferiamo o a minori spese o perdite effettuate rispetto a quelle già messe in conto con accantonamenti a bilancio o a ricavi superiori alle attese o alla misura in cui si erano realizzati negli esercizi precedenti.
Un esempio tipico di sopravvenienza attiva si ha nel caso di incasso di un credito, che era stato almeno in parte valutato come perso dall’azienda. Supponendo che la società Alfa abbia concesso al cliente Beta una dilazione di pagamento per la somma complessiva di 10.000 euro due esercizi fa e che non essendo stata in grado di riscuotere nemmeno una parte di questo credito, per l’esercizio in corso abbia effettuato un accantonamento dello stesso importo, non prevedendo di essere in grado di ottenere più niente da Beta, per ipotesi andata in fallimento. Immaginiamo che sorprendentemente questa, attraverso la procedura concorsuale versi alla prima 2.000 euro, in sede di ripartizione degli asset ai creditori. I 2.000 euro che la società Alfa avrà incassato risulteranno inferiori ai 10.000 euro prestati, ma resta il fatto che a bilancio tale somma fosse stata azzerata e ricondotta a un credito definito di fatto interamente inesigibile, per cui l’importo riscosso sarà una sopravvenienza attiva, ovvero un incasso superiore alle attese, non preventivato. Essa concorrerà a formare il reddito, traducendosi in una posta positiva.
Un altro esempio possibile di sopravvenienza attiva si potrebbe avere nel caso in cui una società abbia acquistato un’obbligazione con cedola legata all’inflazione nell’anno X. Ipotizzando che l’obbligazione abbia erogato mediamente ogni anno per cinque esercizi di seguito un interesse annuo del 3%, se nell’esercizio in corso dovesse staccare un interesse inaspettatamente superiore a quello preventivato, ovvero del 7%, a causa dell’impennata dell’inflazione, il maggiore ricavo dovrà essere iscritto a bilancio anche in questo caso come una componente positiva del reddito, ovvero una sopravvenienza attiva.
Vediamo quale risulta essere il significato di questa voce di bilancio. Essa concorre a fare chiarezza sul risultato finale dell’esercizio, il quale potrebbe essere influenzato in maniera anche determinante da componenti di reddito straordinarie, molto probabilmente non più ripetibili. A volte, quindi, più che leggere l’ultima riga di un conto economico, ovvero il valore della perdita o dell’utile, al netto delle imposte, sarebbe opportuno esaminare almeno i risultati aggregati intermedi, che ci forniscono spiegazioni più interessanti su come si sia arrivati all’esito complessivo. Una società può anche avere maturato un utile straordinario in un dato esercizio, a differenza delle aziende concorrenti, ma solo per la formazione di voci straordinarie, come le sopravvenienze attive, che rischiano spesso di mascherare il reale stato dei conti aziendali. Per contro, le sopravvenienze passive, che sono l’esatto opposto delle attive, potrebbero deprimere il risultato finale, quando altrimenti esso sarebbe più positivo.
Le sopravvenienze attive possono anche essere legate a situazioni particolari. Si pensi al caso di errori nella redazione dei bilanci precedenti, anche solo materiali o frutto di un’errata applicazione dei principi contabili. Si consideri anche il caso di una società che abbia firmato un accordo preliminare per l’acquisto di un immobile, versando una caparra. Se il venditore si rifiuta di sottoscrivere l’accordo finale, la compravendita dell’immobile non ha luogo, ma la società ha diritto a riscuotere il doppio della caparra depositata. In questo caso, il mancato acquirente dovrebbe iscrivere a bilancio due tipi di sopravvenienze attive, uno, derivante dal mancato esborso per l’acquisto del cespite e l’altro legato all’importo pari alla caparra versata.
Riassumendo, le sopravvenienze attive sono componenti positive del reddito di una società, legate a spese o perdite inferiori a quanto stimato o a ricavi superiori alle attese. Alterando il risultato finale del conto economico e di conseguenza anche dello stato patrimoniale, vanno lette con attenzione le loro cifre, altrimenti si potrebbe correre il rischio di interpretare troppo positivamente la capacità di un’azienda di generare reddito, quando questi potrebbe essere stato determinato più che altro da voci straordinarie.