Nel linguaggio economico, per ricavi netti possono intendersi diversi significati. I trader, per esempio, utilizzano questa espressione con riferimento alle somme incassate dalla vendita di titoli, ma lo stesso discorso vale anche per gli immobili, al netto dei costi sostenuti per l’operazione. Facciamo un esempio, supponiamo di essere una società quotata in borsa e di avere bisogno di emettere un’obbligazione per complessivi euro 10.000.000,00. Per farlo, dobbiamo fare affidamento su una banca o un consorzio bancario, che si prenda il compito di piazzare il bond presso i propri clienti, consentendo la buona riuscita del collocamento. Ipotizziamo, che l’intermediario finanziario chieda una remunerazione del 2% del valore collocato sul mercato e che per pubblicizzare l’emissione obbligazionaria, siamo costretti a tenere una campagna pubblicitaria per complessivi 50.000 euro. Si aggiungano anche altri costi amministrativi e non, come la redazione e la stampa dei prospetti informativi, l’invio degli stessi alla Consob.
Alla fine, avremmo speso, sempre come ipotesi, 100.000 euro, oltre ai 200.000 euro di commissioni dovute alla banca per il collocamento. A fronte di un’emissione alla pari, che ci ha introitato 10 milioni di euro, quindi, dobbiamo tenere in considerazione costi per complessivi 300.000 euro. I nostri ricavi netti ammontano così a 9,7 milioni di euro.
Dall’esempio di cui sopra, possiamo comprendere appieno il significato di ricavi netti. Si tratta di quanto un’azienda incassi dalla cessione di titoli, immobili o altri asset, al netto dei costi correlati.
Sul piano più commerciale, invece, per ricavi netti intendiamo l’incasso complessivo che un’impresa ottiene dalla vendita di beni e dall’erogazione di servizi, moltiplicati per i rispettivi prezzi di cessione, sottraendo i costi diretti e indiretti. Facciamo ancora una volta un esempio per rendere più chiaro il concetto, siamo un negozio di scarpe e abbiamo venduto in un dato mese 250 prodotti a una media di 80 euro ciascuno, incassando 20.000 euro. Questa somma è al lordo delle spese direttamente legate alla vendita, come il costo di acquisto delle scarpe dai fornitori, dei costi fissi, come affitto del locale, luce, acqua e retribuzione degli eventuali dipendenti, e dei costi indiretti, ovvero oneri finanziari su prestiti, rettifiche, buoni e sconti sul prezzo finale. Ipotizzando che i primi siano stati pari a 7.000 euro, che i costi fissi ammontino a 5.000 euro e gli altri costi indiretti a 4.500 euro, si ha che i ricavi netti sono pari a 3.500 euro.
Attenzione a non confondere i ricavi netti con l’utile netto. Questo tiene conto delle imposte versate al Fisco, aspetto estraneo al calcolo dei primi. Risulta essere per questo che parliamo, in ogni caso, di ricavi e non di guadagni o risultati netti. Le somme ottenute, infatti, non rappresentano ancora il vero profitto ottenuto dall’imprenditore o commerciante dalla cessione di beni, servizi o titoli, ma una rappresentazione grossolana e suscettibile di variazioni anche significative, che ci esprime il valore monetario che siamo in grado di realizzare, tenuto conto delle uscite affrontate più o meno direttamente per realizzarlo.
Un sinonimo spesso impiegato per ricavi netti è fatturato netto. Il fatturato di un’azienda è, sostanzialmente, il suo ricavo, ovvero quanto incassa dalla vendita di beni e servizi. L’aggettivo netto ci indica che dobbiamo tenere conto di alcuni costi da sottrarre. Nel caso specifico, dobbiamo detrarre i costi legati all’IVA, ai resi e agli sconti. Facciamo un esempio, Tizio è un commerciante di frutta e in dato mese fattura complessivamente 150.000 euro. Tale ricavo, però, comprende l’IVA, così come anche 5.000 euro di sconti praticati alla clientela. Ipotizziamo che tutta la merce venduta sia soggetta a aliquota IVA del 10%. Ciò significa che i 150.000 euro sono comprensivi dell’imposta sul valore aggiunto, che va scorporata nel modo seguente, 150.000 / (1,1) = 136.360 euro. Vediamo come siamo arrivati a questa operazione. Semplice, se 150.000 = base imponibile + (aliquota IVA x base imponibile), si ottiene che 150.000 = base imponibile (1 + aliquota IVA) e poiché l’aliquota IVA è, dicevamo, il 10% o 0,1%, si ha il suddetto risultato. Del resto se avessimo dubbi, otteniamo che 136.360 euro + IVA al 10% = 150.000 euro.
L’IVA sulle vendite deve essere scorporata perché rappresenta un debito verso l’Erario. All’importo trovato dobbiamo anche sottrarre i 5.000 euro di sconti praticati ai clienti, ottenendo che il fatturato netto è pari a 131.360 euro. Anche in questo caso, non dobbiamo immaginare che il risultato ottenuto sia il profitto dell’imprenditore, perché non stiamo tenendo in considerazione le altre imposte da versare all’Erario, così come nemmeno, in questo caso, i costi legati alla vendita, come quelli di acquisto della materia prima, di affitto dei locali, di luce e acqua. In definitiva l’espressione ricavi netti è suscettibile di vari significati, a seconda del contesto in cui viene impiegata, anche se trattasi di sfumature simili di uno medesimo concetto.