Nel panorama aziendale, il rapporto di indebitamento è un indice che mette in relazione il capitale preso in prestito da terzi con quello proprio. Esso è il rapporto tra il primo e il secondo e segnala, quindi, il grado di indebitamento verso terzi, tenuto conto del capitale proprio. Nel caso in cui il capitale attinto presso terzi sia perfettamente uguale a quello proprio, il rapporto di indebitamento risulta essere uguale a 1. Più i debiti verso terzi sono elevati in rapporto ai mezzi propri, maggiore superiore a 1 risulterà il rapporto. Al contrario, nel caso estremo di assenza di debiti, il risultato sarebbe 0, dato che il numeratore risulterebbe nullo.
Esiste anche una forma indiretta con cui esprimere il rapporto di indebitamento, ovvero K/N, dove K è il capitale investito e N il capitale proprio. K è dato anche dalla somma tra T e N, dove T è il capitale preso in prestito. In sostanza, nell’anno un’impresa investe un determinato capitale, K, prendendo in prestito da terzi, T, e attingendo da mezzi propri, N. la conseguenza è che K/N = (T + N) / N = T/N + N/N = T/N + 1. Dunque, si ha che
-Con T = 0, ovvero in assenza di prestiti da terzi, il rapporto di indebitamento risulta essere 1.
-In presenza di T = N, ovvero se i capitali presi a prestito sono pari ai mezzi propri, il rapporto di indebitamento risulta essere pari a 2.
-In presenza di T maggiore di N, cioè di un indebitamento superiore ai mezzi propri, l’indebitamento risulta essere maggiore di 2.
Indipendentemente dalle formule utilizzate, la sostanza resta la stessa, il rapporto di indebitamento segnala la relazione tra i capitali presi in prestito o debiti e il capitale proprio. Per fare in modo che la gestione aziendale sia equilibrata, risulta necessario controllare questo rapporto. Quando esso è eccessivamente elevato, significa che l’azienda è troppo esposta verso terzi. Questo non depone in favore di una corretta gestione, perché prestiti troppo alti in rapporto al capitale totalmente investito implicano la necessità di prelevare risorse relativamente elevate per soddisfare i creditori, siano esse banche, obbligazionisti o altri intermediari finanziari. I creditori vanno remunerati con il pagamento degli interessi. Se questi iniziano ad assorbire una quota elevata del reddito maturato nell’esercizio, è la spia di una condizione finanziaria poco ottimale e potenzialmente esposta alle tensioni del mercato. Infatti, indipendentemente dal fatto che i debiti siano stati contratti a tasso fisso o che essi siano stati contratti a tasso variabile, il mutare delle condizioni dei mercati influisce in un senso o nell’altro sui conti aziendali, perché mentre i debiti arrivano in scadenza e devono, magari parzialmente, essere rinnovati, un eventuale aumento degli interessi impatterebbe negativamente sui profitti.
Diventa importante comparare il rapporto di indebitamento con l’Ebitda. Questo è il reddito maturato nel periodo, prima del pagamento degli interessi, delle tasse e del computo degli ammortamenti. Un rapporto di indebitamento elevato presuppone anche alti interessi da corrispondere ai creditori, ovvero un reddito finale potenzialmente basso, a fronte di un Ebitda che potrebbe attestarsi su valori più elevati, essendo al lordo proprio di questi interessi.
Alcune realtà aziendali sono tipicamente molto indebitate. Parliamo di compagnie telefoniche, della luce, del gas. Esse necessitano periodicamente di ingenti investimenti e non sempre si hanno a disposizione risorse sufficienti accantonate allo scopo. Ecco, quindi, che queste aziende mostrano un rapporto di indebitamento relativamente superiore alla media del mercato, ma per questo risentono più di altri comparti della restrizione delle condizioni monetarie.
Del resto, non è sempre detto che un rapporto di indebitamento eccessivamente basso, tendente a 0 con la formula diretta, sia un indice positivo dello stato dell’azienda. Esso potrebbe semplicemente riflettere carenza di investimenti o per scarsa capacità del management di sostenerli o per l’assenza di fiducia riscossa tra i creditori e sui mercati finanziari. Potrebbe così accadere che si faccia eccessivo affidamento sui soci, cosa che non è detto che sia sempre positiva. Infatti, anche il capitale va remunerato attraverso la distribuzione degli utili. Una corretta gestione aziendale presuppone, quindi, che sia necessario confrontare periodicamente il costo del ricorso all’indebitamento con quello legato allo stacco dei dividendi.
Nonostante non siano univocamente individuati i livelli al di sopra dei quali i livelli di indebitamento dovrebbero essere considerati elevati, dipendendo anche dal tipo di azienda, si ritiene che un’attività sia poco indebitata per esposizioni fino a un terzo del capitale investito, che sia mediamente indebitata per esposizioni da un terzo a due terzi del capitale investito, e che, infine, sia molto indebitata e a rischio quando il capitale preso a prestito supera i due terzi di quello totale. Per quanto sopra detto, con la formula diretta si avrebbe che questa situazione equivale a un rapporto di indebitamento superiore a 2, mentre corrisponde a un rapporto superiore a 3 con la formula indiretta.