Gli hedge fund sono definiti in Italia con l’espressione fondi speculativi, che a rigore sarebbe una traduzione errata del reale significato in lingua inglese. Hedge significa, infatti, protezione, facendo riferimento alle tecniche utilizzate dai suddetti fondi per proteggere il portafoglio dalla volatilità. Ma vediamo cosa sono i fondi hedge o speculativi, con le dovute correzioni sul termine indicate in precedenza. Si tratta di tutti quei fondi, la cui strategia non consiste nel semplice acquisto di azioni, obbligazioni, immobili o altri titoli di credito, ma che puntano a ottenere un rendimento assoluto, senza riferimento a un benchmark.
Potrebbe apparire paradossale che l’intento dei fondi cosiddetti speculativi sia esattamente opposto a quello che la generalità del pubblico spesso è portato a credere, in quanto essi utilizzano gli strumenti di protezione di cui hanno conoscenza e padronanza per cercare di ottenere un risultato positivo, indifferentemente dall’andamento dei mercati finanziari. In effetti, il termine speculativo qui può essere inteso non nel senso di strategia aggressiva, ma nello sfruttare ogni movimento del mercato per chiudere in proprio favore una posizione finanziaria.
Gli hedge fund sono tipicamente quei fondi che acquistano quote di una società quotata con l’obiettivo di rivenderle alla prima occasione utile, ossia quando i prezzi saranno saliti, potendo così maturare una plusvalenza, o quelli che si buttano sul mercato dei bond, quando sono attesi rendimenti decrescenti, quindi, prezzi crescenti delle obbligazioni, potendoli rivendere a prezzi più alti.
La nascita degli hedge fund viene fatta risalire al 1949, quando un giornalista americano, A.W.Jones, diede vita alla nascita del primo fondo di investimento con caratteristiche di hedging, ossia di protezione del portafoglio degli investimenti. Essa si basava sul contemporaneo ingresso sul mercato con una posizione lunga su alcuni titoli e una corta per altri. La posizione corta prevedeva la vendita allo scoperto, ovvero presi a prestito e rivenduti, puntando al loro ribasso. Al contrario, la posizione lunga si ha quando si punta sul rialzo dei corsi, il rapporto tra l’accensione di posizioni lunghe e quelle corte segnala al mercato le aspettative che gli investitori hanno su un determinato titolo o asset.
Il risultato ottenuto da queste attività di Jones costituiva il nucleo di un fondo di investimento, nel quale fu consentito successivamente l’ingresso di nuovi gestori, cosa che fece nascere il primo fondo multi-manager della storia.
Dunque, la strategia di Jones era basata sull’assunzione di posizioni lunghe, long, per titoli considerati sottovalutati e di posizioni corte, short, per altri, che al contrario apparivano sopravvalutati. A ciò si aggiunse la politica delle commissioni di incentivo per i manager, ovvero questi venivano premiati al raggiungimento di alcune performance.
Wall Street non sembrò inizialmente interessata a questo tipo di fondi, mentre destò maggiore curiosità la pubblicazione di un articolo, che mostrava i risultati positivi di queste gestioni per il decennio 1956-1965. In pochi anni sorsero centinaia di nuovi fondi, tra cui il Quantum Fund di George Soros, noto per la sua attività di speculazione sulle valute.
In molti casi, si tratta di fondi con elevata leva finanziaria, ovvero che accendono posizioni di valore molto maggiore al capitale realmente detenuto. Forse sarà per questo che anche presso la stampa di settore, gli hedge vengono spesso guardati con sospetto.
In Italia, sono i cosiddetti fondi comuni di investimento speculativi, istituiti dalle Società di gestione del risparmio, Sgr, e che devono possedere un capitale minimo di 500.000 euro, le cui quote non possono essere oggetto di sollecitazione.
Obiettivo di un fondo hedge è di ottenere un risultato non correlato in alcun modo con un indice di riferimento, se non per il fatto che esso deve risultare superiore a quello che ottengono i fondi, che si limitano a replicare tale indice stesso. In altri termini, un hedge fund punta a un rendimento superiore a quello di un indice di riferimento. Si dice anche che esso debba essere più alto di quello dell’indice di un alfa.
La generazione di questo rendimento extra, però, richiede il pagamenti di commissioni maggiori, generalmente dell’ammontare del 2% del totale degli investimenti del fondo. Questi ultimi possono speculare sulle valute, sui tassi, effettuare operazioni di arbitraggio sui titoli azionari su mercati diversi, compro un’azione presso il mercato X e la rivendo presso il mercato Y, sfruttando la differenza tra i prezzi.
La domanda che ci dovremmo porre è se gli hedge fund riescono a ottenere questo rendimento aggiuntivo. La storia recente suggerirebbe che non solo spesso non sono in grado di produrre l’alfa, ma in molti casi hanno registrato rendimenti inferiori a quelli medi del mercato, ottenendo, quindi, un alfa negativo, gravando l’investimenti di oneri maggiori. Infine, si raccomanda prudenza, perché non sempre la quota è liquidabile facilmente, essendo spesso vincolata a un periodo minimo di detenzione. Le norme limitano la diffusione di questi investimenti tra il pubblico indistinto, richiedendo elevati investimenti minimi.