Etf è l’acronimo di Exchange traded fund e individua un sottoinsieme di Sicav, che ha la peculiarità di una gestione passiva del patrimonio. In altre parole, non esiste un vero e proprio gestore di questi fondi, che punti a ottenere performance superiori alla media del mercato. Al contrario, l’obiettivo di un Etf è di replicare semplicemente l’andamento di un indice o di un titolo benchmark, indicato nel prospetto informativo.
Immaginiamo di acquistare una o più quote di un Etf, che nel suo prospetto abbia segnalato di volere replicare l’andamento dell’Ftse Mib. Ciò significa che il fondo non avrà altro obiettivo che quello di una prestazione uguale a quella registrata di periodo in periodo dall’Ftse Mib, che è il principale listino azionario di Piazza Affari.
Un Etf può investire in un indice obbligazionario, azionario, in un listino di borsa, nelle materie prime, nell’indice dedicato ai mercati emergenti o a una qualsivoglia altra area geografica. Grazie alla strategia passiva, non essendo necessario e richiesto di battere un indicatore benchmark, i costi di gestione di un Etf sono generalmente molto bassi e, in particolare, più bassi di un fondo d’investimento ordinario. In genere, essi ammontano allo 0,1% del capitale investito, quando mediamente si attestano intorno all’1%.
A fronte di questi vantaggi, però, il Fisco tende a mettere il bastone tra le ruote, in quanto le plusvalenze realizzate dai capitali investiti con gli Etf sono considerati redditi da capitale e tassati in parte con aliquote superiori, Etf non armonizzati, a quelle ordinarie previste per gli altri redditi derivanti dai fondi, mentre le plusvalenze non sono compensabili, in quanto considerate formalmente tra i redditi diversi. La conseguenza è una distorsione a sfavore degli Etf, rispetto agli altri fondi, che nella sostanza ne innalza la tassazione, dato che le perdite accusate vengono altrimenti compensate nell’esercizio stesso ed entro i seguenti quattro esercizi, di fatto abbassando l’imposizione fiscale, grazie alla minore base imponibile.
Formalmente, esistono due modi per investire negli Etf. Il primo è aprire un conto titoli. In questo caso, è sufficiente recarsi presso una qualsiasi banca e farne richiesta. Il conto titoli non deve essere confuso con il conto corrente, anche se può essere spesso collegato a fini promozionali. Le giacenze sui conti titoli, poi, non sono mai espropriabili, nemmeno sotto la nuova disciplina del bail in, quella riguardante i salvataggi bancari.
Un secondo modo per investire negli Etf è, poi, di farlo attraverso i contratti derivati, scegliendo quelli che tra le varie forme di investimento includono proprio questi fondi.
Una caratteristica importante per l’investitore è di essere in grado di seguire in tempo reale l’andamento dell’Etf, come se si trattasse di un singolo titolo azionario. Ciò, in conseguenza del fatto che esso si limita a replicare il trend di un indice sottostante.
Per il resto, un Etf si presenta in modo del tutto simile a un altro fondo d’investimento. Esso può distribuire dividendi, ma non presenta costi di uscita, sono altamente liquidi e risulta essere possibile aprire posizioni corte, ovvero vendere gli stessi Etf allo scoperto, sostanzialmente scommettendo al ribasso su di essi.
Grazie all’assenza dei costi di uscita, è possibile investire negli Etf anche in una prospettiva di breve termine, in quanto non si ha il disincentivo delle commissioni, che in molti casi sono imposte per le dismissioni delle quote entro un determinato periodo di tempo dall’ingresso.
Gli Etf consentono all’investitore di beneficiare in maniera diretta dell’andamento di un indice azionario, obbligazionario, etc. Ma il vero e grande beneficio di un simile fondo è quello legato alla trasparenza, perché non essendoci alcun intervento da parte del gestore, chi investe conosce sin dall’inizio quale sarà l’andamento della quota, non aspettandosi nulla di diverso rispetto a quello del benchmark.
Diverso è il caso di un fondo classico, che investendo in una serie di assets, di cui al massimo di avrà conoscenza nel prospetto informativo, ma non nel dettaglio, in che percentuali esatte saranno impiegati gli investimenti per ogni asset class, non consente nell’immediatezza al cliente di comprendere direttamente quale rendimento attendersi in un dato periodo.
Gli Etf consentono al mercato anche di comprendere spesso in anticipo le attese degli investitori con riferimento all’andamento di un indice azionario o obbligazionario. Un caso esemplare lo si è avuto nell’estate del 2015, quando la Borsa di Atene fu chiusa per ordine del governo per circa un mese e mezzo. Grazie a un Etf quotato a Wall Street e che replicava l’andamento del mercato azionario ellenico, gli investitori e gli analisti hanno avuto modo di comprendere ugualmente quale sarebbe stato l’andamento dei titoli azionari in Grecia, giorno dopo giorno, qualora la Borsa di Atene fosse aperta.
A parte casi estremi, anche per il solo fuso orario è spesso possibile comprendere in anticipo quale sarà la reazione del mercato con riferimento a un indice o paniere, se questi funge da benchmark per un Etf quotato in un’altra borsa.