Il Return on Tangible Equity, Rote, o rendimento del patrimonio netto tangibile è un indicatore, che segnala quanto rende il patrimonio netto tangibile, ovvero l’insieme degli asset, esclusi gli attivi intangibili come l’avviamento. In formula, il Rote è Utile Netto / Patrimonio Netto Tangibile. In alternativa, potremmo trovare il Rote annualizzato, utilizzando l’utile netto annualizzato.
Oggi, il Rote è una misura più diffusa del Roe, Return on equity, perché dal calcolo vengono esclusi, come detto sopra, gli asset intangibili, segnalando meglio la reale profittabilità operativa di una società o banca. Vediamo cosa risulta essere il patrimonio intangibile di un’impresa. Partiamo da una constatazione, il patrimonio aziendale è costituito da beni fisici, come gli impianti, da asset finanziari e, infine, da beni intangibili, come possono essere il know how, l’avviamento, il capitale intellettuale.
Per bene intangibili si intende che essi non sono facilmente misurabili in termini finanziari. Per esempio, il valore di un immobile è facilmente individuabile, così come quello di un titolo azionario o obbligazionario in portafoglio, ricercandone il prezzo di mercato. Il capitale intellettuale, per esempio, non è facilmente monetizzabile, nel senso che non è immediato sapere quale sia il suo valore di mercato, anche perché questi dipende da una serie di valutazioni non sempre univoche. Non è semplice valutare a quanto ammonti l’avviamento di un’impresa, perché esso ha a che fare anche con la reputazione del marchio, dei dirigenti, della fama dell’impresa nella realtà in cui è attiva, .
Gli asset intangibili sono importanti non meno di quelli tangibili. Un macchinario gestito da un capitale umano qualitativamente scadente potrà rendere di meno di un altro identico, ma utilizzato in un’azienda, dove i lavoratori siano molto istruiti e competenti e la dirigenza di elevata qualità e con una solida reputazione esterna. Dunque, il fatto di escludere i beni intangibili dal calcolo del Rote non implica che essi abbiano una valenza secondaria, ma semplicemente che si scegliere per una strada molto più immediata, ovvero l’individuazione del tasso di rendimento di un capitale fisico.
Il Rote, quindi, molto ci dice del livello di efficienza di un’azienda, ma poco sulla sua struttura qualitativa, così come non risolve un altro grande problema per gli analisti, ossia verificare in quale modi si giunge a ottenere un determinato rendimento. Abbiamo detto, infatti, che la misura si ottiene rapportando l’utile netto di un periodo all’insieme del patrimonio netto tangibile. Ebbene, l’utile di un’azienda, però, è solo il risultato di somme algebriche, che in molti casi poco ci segnala sulla sua composizione.
Prendiamo due aziende con lo stesso identico utile netto e operanti nello stesso settore, ma di cui una realizza questo profitto grazie a una gestione oculata delle sue finanze o per effetto di operazioni straordinarie, mentre un’altra raggiunge il medesimo risultato, ma quasi esclusivamente per la capacità di produrre reddito dalla gestione caratteristica o operativa. In altri termini, nel primo caso, l’Ebitda, Utile prima delle imposte, gli interessi e gli ammortamenti, potrebbe anche essere negativo, ma grazie a operazioni finanziarie o straordinarie, l’utile è positivo. Nel secondo caso, invece, l’azienda si mostra solida proprio con riferimento allo scopo per cui è nata, ovvero per la produzione di uno specifico bene o l’erogazione di un servizio.
Ebbene, il Rote non ci fornisce alcuna indicazione su questo punto, limitandoci a segnalare quale sia il tasso di rendimento del capitale fisico e finanziario investito. Potrebbe accadere, quindi, di premiare un’azienda piuttosto che un’altra, senza riguardo sia per la sua struttura patrimoniale non tangibile che per la sua capacità di generare o meno reddito grazie alla gestione caratteristica. In altre parole, se un’azienda riuscisse a produrre profitti solo e sempre per effetto di operazioni finanziarie, attingendo alla liquidità disponibile e impiegandola in maniera opportuna, meglio sarebbe che cambiasse mestiere, dato che non è dalla gestione caratteristica che starebbe maturando utili. Anzi, potrebbe accadere nel tempo, che se il suo reddito operativo diventa negativo, persino la gestione finanziaria ne risentirebbe, dato che l’attività core tenderebbe a bruciare cash, riducendo le operazioni effettuabili per ottenere un certo utile.
Il Rote è, quindi, una misura immediata e comparabile tra le varie realtà aziendali, perché se sono un investitore, è mio interesse sapere in pochi attimi quale sia l’azienda, dove il capitale investito renda di più. Il punto è che tale indicatore non tenderebbe a corrispondere sempre al rendimento effettivamente ottenuto in un dato periodo, visto che anche gli asset intangibili di un’azienda producono effetti positivi o negativi sul risultato finale.
Per quanto appena scritto, comprendiamo come l’intangibilità di un bene non è legato esclusivamente alla sua immaterialità, ma alla sua mancanza di misurabilità immediata e univoca sul piano finanziario. Nemmeno un’obbligazione in portafoglio è un bene materiale, ma essa è facilmente valutabile, perché basta verificare in qualsiasi momento quale sia il suo prezzo o corso sul mercato secondario.