Nel linguaggio aziendale, ROS, Return on Sales, è l’acronimo che in italiano indica letteralmente il ritorno o rendimento sulle vendite e che esprime la redditività della società che lo matura, in relazione alla sua capacità di remunerare i flussi dei ricavi.
Da un punto di vista aritmetico, il ROS si ottiene così, (Risultato Operativo / Ricavi Netti) x 100, ovvero è un valore percentuale, dato dal rapporto tra il risultato operativo e i ricavi netti. Dunque, misura il margine operativo su ogni unità monetaria e di conseguenza può essere utilizzato per valutare l’efficienza dei vari reparti aziendali, in fase di vendita.
Analizzando il rapporto, troviamo che il risultato operativo sta al numeratore. Esso è l’utile maturato dall’azienda, in relazione alla sua attività caratteristica o core business. Tipicamente, parliamo dei ricavi maturati dalla vendita dei beni prodotti o dei servizi erogati, al netto delle relative detrazioni e sottraendo i costi industriali, quelli commerciali e pure quelli amministrativi. Per il risultato operativo non concorrono i proventi e gli oneri relativi alla gestione finanziaria e a operazioni straordinarie effettuate dall’azienda nel periodo in esame, così come nemmeno le imposte sul reddito.
Il risultato caratteristico è importante ai fini della determinazione del ROS perchè, contrariamente a quanto avviene considerando altri aggregati, come l’utile o la perdita d’esercizio, tiene conto solo dei proventi e degli oneri relativi all’attività principale svolta dall’azienda, quella su cui è imperniata la società. Risulta essere il risultato caratteristico, infatti, che ci segnala il vero stato di un’unità produttiva, perché se esso è basso o, addirittura, negativo, implica che l’azienda non è in grado di maturare un utile attraverso l’attività fondamentale svolta. Anche nel caso in cui riuscisse a produrre utili per un dato esercizio o per più esercizi consecutivi, il dato finale non potrebbe bastare per essere considerato positivo, in quanto frutto o di operazioni finanziarie o di operazioni straordinarie, come atti di disinvestimento, che per loro natura sostengono i bilanci temporaneamente e non possono rappresentare il fulcro dell’attività aziendale a lungo.
Immaginando che un’azienda registri un reddito operativo negativo, con il passare del tempo, se non si interverrà a risollevarlo, si finirà per non avere sufficiente liquidità da utilizzare per la gestione finanziaria, la quale, quindi, tenderebbe a spegnersi, non essendo più alimentata dall’attività principale. Al risultato caratteristico non concorrono nemmeno le imposte, in quanto queste sono elementi esterni all’azienda e spesso persino mutevoli, essendo legati alla legislazione fiscale. Per questo, il reddito operativo o caratteristico può essere anche oggetto di confronto tra società attive in paesi differenti e con differenti legislazioni fiscali, visto che queste non influiscono sul risultato.
Passando al denominatore, troviamo i ricavi netti o anche il valore delle vendite, al netto di detrazioni, sconti, abbuoni. In altri termini, siamo in presenza del fatturato netto. Dunque, il ROS è il rapporto tra il reddito della gestione caratteristica e il valore del fatturato o ricavi netti. Pertanto, esso esprime la capacità di un’azienda di maturare reddito, in ragione percentuale del fatturato effettuato in un dato periodo. Se l’azienda X mostra nell’esercizio dato un ROS pari al 10% e l’azienda Y segnala un valore pari al 15%, è evidente che la seconda si distingue positivamente, in quanto su 100 euro di fatturato, è in grado di maturare 5 euro in più di profitto derivante dalla gestione tipica. In altre parole, la sua produzione è più efficiente, evidentemente avendo una rete di vendita più snella e maggiormente efficace.
Il ROS viene valutato anche nei bilanci pubblicati trimestralmente dalle società quotate, al fine di verificare l’andamento di periodo in periodo. Se esso cresce, significa che l’azienda sta mettendo in atto sforzi tesi a rendersi più efficiente, mentre se esso diminuisce, evidentemente c’è un’inefficienza crescente nella produzione dei beni o nell’erogazione dei servizi, oppure relativa alla fase di vendita. Attenzione, il ROS è una misura percentuale, per cui se esso è più elevato in un’azienda piuttosto che in un’altra, non significa necessariamente che la prima matura profitti più elevati in valore assoluto.
Esempio, la società X in un trimestre matura un reddito operativo pari a 25 e un valore netto delle vendite pari a 200. Il suo ROS è, quindi, 12,5%. Un’altra società, invece, nello stesso periodo ha un reddito operativo pari a 1000 e ricavi netti pari a 20000. Il suo ROS risulta così pari al 5%. Non vi è dubbio che la prima società segnali una maggiore efficienza produttiva, ma il suo profitto è un quinto della seconda società, la quale, però, mostra un ROS 2,5 volte più basso.
Il ROS potrebbe anche essere utilizzato quale approssimazione per valutare se il prezzo delle azioni di una società sia più o meno adeguato o se, invece, potrebbe essere eccessivo o basso. Se l’indicatore tende a diminuire, infatti, anche i prezzi azionari dovrebbero seguire lo stesso trend e viceversa, altrimenti saremmo dinnanzi a una valutazione slegata dai fondamentali.