La valutazione del merito creditizio costituisce un punto centrale della gestione del rischio bancario e si sviluppa con un continuo processo di selezione delle aziende da affidare valutando i rischi che si vanno assumere e l’efficienza del rating, cioè la sua capacità di prevedere e scongiurare i rischi di insolvenza,costituiscono la base teorica su cui si basa la stabilità della banca e di tutto il sistema bancario nel suo complesso.
La procedura del rating, nella sostanza, si basa su di un valutazione empirica della probabilità di default, vale a dire sulla possibilità che ricorra un’insolvenza da parte del debitore. Ciò si sviluppa attraverso una suddivisione per classi omogenee delle varie operazioni e dei vari operatori e, tramite l’elaborazione delle informazioni quantitative, qualitative e storiche si ottiene una probabilità di un evento attraverso l’analisi della sua frequenza, classe per classe.
Il rating non è una procedura immobile e invariata, ma anzi maggiore è il suo aggiornamento, migliore è la sua possibilità di percepire la realtà economica cui viene applicato. Inoltre il rating opera attraverso la segmentazione della clientela in classi, e maggiori sono le classi più la procedura di rating è affinata e probabilisticamente precisa.
Immaginiamo di dividere infatti la clientela bancaria in tre classi, grandi imprese, piccole imprese e micro imprese; è evidente che, così suddivisa, sarebbe praticamente impossibile trovare una frequenza di eventi che possano dare indicazioni probabilistiche di rischio di default. Una piccola impresa metalmeccanica e una piccola impresa di robotica non hanno in comune praticamente nulla, diversi sono i settori, diversi sono i margini, diversi sono i costi di struttura, diversi sono i costi immateriali di ricerca e sviluppo e così via.
Questo era l’approccio di Basilea 1 , in cui in pratica non c’era una reale differenziazione del rischio di credito in base all’effettiva rischiosità dello specifico debitore..
Appare quindi necessario aumentare le classi, cercando di evidenziare all’interno di ciascuna classe delle “aziende-tipo”, statisticamente più numerose e similari tra loro come mercato, struttura finanziaria, struttura operativa, performance aziendali e così via. Questo è stato l’approccio di Basilea 2, suddividere le classi di rischio in modo da valutare la reale rischiosità di ogni singolo debitore.
La classe di rischio che si ottiene rappresenta quindi un termine di paragone attendibile, e l’osservazione dell’andamento nel tempo, offre la possibilità di valutare quale possa essere il futuro più probabile e quindi temperare il costo del denaro in base al rischio di non riottenerlo in restituzione. Il risultato che deve presentare una valutazione di rischio credito, nella sostanza, deve poter affermare che un’azienda che abbia determinati valori di bilancio ed un certo tipo di organizzazione e dimensione, che opera in un determinato settore, che agisce in un determinato territorio, abbia una determinata possibilità di fallire nell’arco di un certo tempo. L’ampiezza di questa possibilità di default è il discrimine sulla possibilità o meno di avere credito e le condizioni cui lo stesso credito viene erogato, ovviamente peggiorative per l’azienda maggiore è il rischio per la banca.
Il rating , anche se alla fine genera un voto sostanzialmente semplice, non a caso le banche hanno mediamente dieci classi di rating, in realtà è estremamente complesso nell’essere costruito, tante sono le variabili che lo influenzano.
Il rating analizza il rischio di credito, il rischio di mercato ed il rischio operativo, concetti innovativi che tuttavia meglio sintetizzano la reale rischiosità per la banca di intraprendere o meno una azione di finanziamento. Si scopre così che lo stesso importo prestato, se viene concesso ad una azienda che si occupa di meccanica, ha un rischio diverso rispetto ad un’azienda che si occupa di software o di robotica, anche se le aziende hanno un patrimonio simile e numeri di bilancio quasi confrontabili a livello di grandi numeri (fatturato, debiti, immobilizzazioni materiali). Allo stesso modo si scopre l’importanza dell’organizzazione della stessa azienda, nel senso che il rischio aumenta con la diminuzione dell’organizzazione della stessa, della presenza di un management e così via.
Riassumendo e semplificando, l’approccio nei confronti del rischio, è suddiviso in
-Sistemi standard (Standardized approach)
-Sistemi basati su rating interni (IRB Internal rating based approach), a loro volta classificati in sistemi di base (foundation approach) e avanzati (advanced approach)
-Modelli di credit scoring
La maggioranza della Banche con cui interagiscono le Imprese adotta un approccio I.R.B., cioè una valutazione personalizzata, che consenta alla Banca di determinare internamente alcune stime della rischiosità della singola controparte o di tipologie di operazioni con le medesime caratteristiche tecniche. Il tutto avviene con un insieme di metodi, procedimenti, controlli precedenti e successivi, dati storici il tutto gestito da sistemi informatizzati che vanno ad analizzare il rischio di credito, la attribuzione di gradi interni di merito creditizio, ed una stima probabilistica delle inadempienze e delle perdite presunte nell’arco di un determinato lasso temporale.
La distinzione dei soggetti economici è differenziata secondo
Tipo di debitore
-governi sovrani
-banche
-enti pubblici
-imprese
-PMI
-dettaglio
Tipo di operazione
-crediti commerciali
-esposizione azionarie
-crediti rotativi
-cartolarizzazioni
-project financing
La struttura del calcolo del rating considera una serie di componenti di rischio, comuni a tutte le operazioni.
Componente PD, che rappresenta un valore percentuale che indica la probabilità di inadempienza del cliente.
Componente LGD, che rappresenta un valore percentuale che fornisce una stima della perdita in caso di inadempienza per ogni esposizione. Essa parte da una base di partenza, assegnando ai crediti “senior” una percentuale del 45% ed ai crediti postergati una percentuale del 75%, che sono comunque influenzabili (in meglio ed in peggio) da una serie di elementi di valutazione soggettivi, quali
-attenuazione del rischio derivante da garanzie personali e da derivati sui crediti
-condizioni recessive del ciclo economico
-ciclicità del ciclo economico
-tassi storici di recupero
-misurazione dell’intera perdita economica (comprendente sconti sul nominale, costi diretti e indiretti collegati al recupero del credito)
Componente EAD, che rappresenta il valore espresso in valuta (Euro) indicante l’esposizione attesa al momento dell’inadempienza dell’obbligato.
Componente M, scadenza residua effettiva dell’operazione, espressa in anni, con un valore medio di partenza di 2,5.
Componente G, che rappresenta il grado di concentrazione del portafoglio di prestiti bancari.
Questi valori vengono analizzati e connessi con la funzione di ponderazione, che riprende le funzioni matematiche di ponderazione del rischio per la quantificazione dell’onere (RWA) dell’operazione stessa.
Una funzione di rating, potrebbe essere quindi così trascritta
RWA credito = k * 12,5 * EAD
con, per la formulazione di ponderazione per le esposizioni verso imprese:
Correlazione (R) = 0,12 * (1-EXP(-50+PD)) / (1-EXP(-50)) + 0,24 * [1-(1-EXP(-50 * PD)) / (1-EXP(-50))] (con un aggiustamento per le PMI: società facenti parte di un Gruppo con fatturato complessivo inferiore a € 50 milioni)
Aggiustamento in funzione della scadenza (b) = (0,11852 – 0,05478 * Ln (PD))^2 e del requisito patrimoniale (k) = [LGD * N[(1-R)^-0,5 * G(PD) + (R/(1-R))^0,5 * G(0,999)] – PD * LGD] * (1-1,5*b)^-1 * (1+(M-2,5)*b) con N(x) e G(z) funzione di distribuzione normale e inversa in pratica k=f(PD,LGD,M).
La Perdita attesa dalla banca, cioè il danno che probabilmente avrà concedendo un determinato prestito, si desume dalle due seguenti formule
Tasso di perdita attesa ELR = PD * LGD dove lo ricordiamo PD rappresenta la probabilità di fallimento del cliente e LGD il valore percentuale di stima della perdita.
Perdita attesa EL = ELR * EAD dove EAD rappresenta il valore espresso in valuta (Euro) indicante l’esposizione attesa al momento dell’inadempienza dell’obbligato.
Come si è visto le variabili in gioco sono molteplici e non tutte certe ed oggettive, infatti la banca deve operare un processo di stima per valutare la componente PD, la componente LGD e la componente EAD sia per ciascun grado interno di merito creditizio (per le Imprese) sia per ogni raggruppamento di esposizioni (per il retail).
Questa attività di stima interna si basa su
-esperienza storica ed evidenze empiriche
-valutazioni soggettive e discrezionali.
La soggettività è importante ed è soprattutto una impronta politica della gestione della banca, nel senso che risente del mercato in cui la banca opera e dell’approccio che la stessa vuole avere con esso. Per esempio, se la banca opera in un mercato composto soprattutto da piccole imprese, avrà affinato la sua valutazione delle PMI a scapito della valutazione delle grandi realtà economiche, oppure se ha una vocazione “retail” sarà più in grado di valutare il singolo cliente persona fisica, piuttosto che una realtà economica, piccola o grande che sia.
Nella loro generalità, pensiamo quindi ad una banca che operi indifferentemente nel settore retail e imprese, i processi di determinazioni del rating prendono in considerazione soprattutto tre elementi di base
-Il cliente
-la tipologia di operazione (EAD), suddividendo per classi di importo
-la garanzia (LGD), per capire quanto realmente mette a rischio la banca, cioè il valore non coperto da garanzia alternativa (personale o reale).
Nel caso del Cliente, ogni singolo soggetto economico viene inserito in una determinata classe di rating in base ad un processo valutativo che analizza
Analisi di bilancio – quantitativa, cioè verifica della capacità del cliente (impresa)
-di generare flussi di cassa
-mantenendo equilibri patrimoniali e finanziari
-con adeguata redditività
-da un punto di vista storico e prospettico
Analisi qualitativa
-competitività
-management
-fattori di rischio
-fattori critici di successo e debolezza
Analisi andamentale
-analisi di informazioni su base mensile per individuare i clienti con potenziale rischio di deterioramento del credito ad un anno.
-valutazione dei dati interni relativi al rapporto banca-impresa.
-su informazioni esterne (Centrale rischi).
Capire correttamente come gli eventi influenzano il rating bancario, consente infatti di creare gli eventi necessari per migliorarlo, avendo una chiara indicazione su dove e come intervenire.