Le tecniche classiche di contabilità industriale sono quelle del full costing e del direct costing.
Nel full costing si determina il costo totale di ogni prodotto, procedendo alla ripartizione dei costi indiretti, in base a parametri precedentemente stabiliti (in proporzione all’entità dei ricavi – come nell’esempio che segue – oppure dei costi diretti, o delle ore lavorate, ecc.).
Il vantaggio di tale approccio è quello di poter attribuire un utile ad ogni singolo prodotto. Lo svantaggio è che ciò passa attraverso una ripartizione dei costi indiretti che non ha alcuna corrispondenza reale: anche se cesso la produzione di B, i costi indiretti resteranno di 30 miliardi (e non dei 10 attribuiti ad A), in quanto indivisibili.
Questo metodo ha pertanto lo svantaggio di non permettere una valutazione sufficientemente accorta per la gestione della produzione.
Nella tecnica del direct costing s’introduce invece la voce margine contributivo ossia la differenza tra i ricavi d’ogni singolo prodotto ed i rispettivi costi diretti.
Il vantaggio della tecnica direct costing è nel permettere di valutare la convenienza della produzione del singolo prodotto, e quindi l’importanza che ciascuno di essi riveste ai fini della redditività aziendale.
Negli ultimi anni ha cominciato a diffondersi un’altra tecnica, più evoluta, di contabilità industriale: l’ABC (Activity Based Costing), basata sul principio dell’attribuzione dei costi indiretti alle singole attività attraverso dei driver, cioè dei parametri di ripartizione della singola attività che tengano conto degli effettivi costi. Ad esempio, posso usare il driver del tempo che ogni operatore del call center impiega parlando con il singolo cliente per ripartire lo stipendio dell’operatore e le spese telefoniche, e così via.