Nel linguaggio aziendale, per fabbisogno finanziario si intende l’insieme delle risorse finanziarie necessarie per l’organizzazione e la gestione dell’impresa. Questa necessita in ogni fase della sua attività di risorse per andare avanti, a partire dalla sua costituzione. Ecco, allora, che con il termine fabbisogno finanziario iniziale si individua l’insieme di fattori produttivi a breve, medio e lungo termine, indispensabili per potere avviare qualsiasi attività d’impresa.
I modi per finanziare questi bisogni iniziali possono essere sostanzialmente due, apporto di capitale proprio e finanziamenti esterni. Il primo origina il patrimonio iniziale d’impresa, che, depurato dalle componenti negative, forma il patrimonio netto. Questo si evolverà di periodo in periodo, a seconda della maturazione di utili o di perdite da parte dell’attività d’impresa, oltre che in base altre vicissitudini ordinarie e straordinarie tipiche di un’attività produttiva.
Vediamo a cosa ci riferiamo, nel concreto, quando parliamo di fabbisogno finanziario iniziale. Immaginiamo di dovere aprire un’azienda di commercializzazione e assemblaggio di componenti elettroniche. Serve, per iniziare, una sede dove operare, per cui bisogna acquistare un immobile o prenderlo in locazione. Il passo successivo consiste nell’acquisto di materiale per ufficio, come sedie, scrivanie, computer, cancelleria, fax, telefono, e di macchinari, come, per esempio, il muletto. Inoltre è necessaria una scorta di beni oggetto dell’attività aziendale. Esistono anche altri costi, come quelli per l’avvio delle selezioni e l’assunzione di personale. Tutto ciò richiede investimenti, di cui alcuni di breve durata, come per le scorte di magazzino, altri di medio e lungo periodo, come quelli per immobili e macchinari. Per avere già all’atto della sua costituzione le risorse necessarie, l’azienda deve ricorrere al capitale proprio, ovvero a propri mezzi, e ai finanziamenti esterni. Indipendentemente dalle fonti, il fabbisogno finanziario iniziale individua l’insieme delle risorse necessarie per avviare un’attività.
In genere, una società fa affidamento, come prima cosa, e per una parte preponderante del suo fabbisogno, al capitale proprio, mentre finanzia una parte minoritaria ciò che i soci o l’unico titolare non sono in grado o non hanno voglia di mettere a disposizione del patrimonio aziendale. Il misto tra capitale proprio e finanziamenti esterni è essenziale per capire la struttura patrimoniale di un’attività, perché essa può determinare il successo o la crisi dell’azienda. Sia il capitale che le passività incidono, infatti, sulla gestione, in quanto richiedono una remunerazione, il primo, sotto forma di compartecipazione agli utili, le secondo con gli interessi.
Un’azienda che sceglie di finanziarsi eccessivamente con il ricorso al debito, è in balia delle condizioni di mercato, dovendo rinnovare probabilmente le passività a determinate scadenze e dovendo attingere dai risultati aziendali per onorare i creditori. Non esiste una percentuale adeguata fissa e uguale per tutte le aziende, oltre la quale si può affermare che l’indebitamento è elevato e mette a rischio la stabilità finanziaria dell’impresa, ma di certo se questo è preponderante, non è un segno positivo.
Il fabbisogno finanziario iniziale può essere scisso in due componenti, una di natura corrente, l’altra strutturale. Nel primo caso, serve a finanziare investimenti legati all’attività di produzione e erogazione che generano liquidità nel breve termine. Si pensi alle scorte di magazzino, che dopo essere vendute sul mercato generano ricavi, con i quali si può iniziare a remunerare il capitale e i creditori. Nel secondo caso, invece, parliamo di investimenti di medio lungo termine, il cui apporto nell’attività produttiva è determinante, ma che non generano un ritorno immediato totale. Si pensi all’acquisto di un capannone o un immobile. Essi saranno impiegati nella produzione anche per decenni, ma richiedono risorse ingenti già all’avvio dell’attività.
Bisogna essere molto attenti ad analizzare il fabbisogno finanziario iniziale, proprio per evitare di incappare in situazioni di mancata liquidità, le quali potrebbero ridurre la fiducia di creditori e fornitori verso l’azienda. Una delle strategie che possono essere attuate nel valutare quale rapporto tra capitale proprio e indebitamento adottare, consiste nel finanziare la componente strutturale del fabbisogno con il capitale proprio e al limite ricorrere all’indebitamento per gli investimenti di breve durata, in grado di generare ricavi quasi immediati. Questo perché i creditori non attendono che l’azienda sia prima in grado di fatturare per essere remunerati, mentre i soci, specie se hanno investito in un’ottica di medio lungo termine, dovrebbero pazientare e, in ogni caso, sono titolari di un pezzo di patrimonio aziendale, per cui nel caso vogliano disinvestire, in teoria potrebbero cedere la propria quota a terzi, non subendo perdite.
Risulta essere evidente un fatto, ovvero che il fabbisogno finanziario iniziale è la conseguenza di un problema a cui si trovano esposte tutte le attività in fasi di avvio, devono prima sostenere i costi e solo in un secondo momento sperare di maturare ricavi con cui coprire i primi.