Il dividend yield è un indicatore finanziario ricavato dal rapporto tra il dividendo annuo per azione staccato o annunciato in favore dei soci da parte di un’azienda e il prezzo di chiusura dell’esercizio di riferimento delle stesse azioni. In alternativa a questo metodo, esso può essere considerato anche come il rapporto tra il monte dividendi complessivo e il valore di capitalizzazione della società, il che è nei fatti uguale al primo.
Generalmente il dividendi yield è indicato con q. Esso può anche ricavarsi dal dividendo staccato agli azionisti nell’ultimo esercizio, oppure nell’ultimo trimestre, in questo caso corretto per tenere conto dei fattori stagionali e moltiplicato per quattro, dividendo annualizzato. Il prezzo di riferimento delle azioni può anche essere quello attuale.
Vediamo perché è importante il dividend yield, di cui troviamo traccia quasi quotidianamente nella stampa finanziaria. In concreto, esso rappresenta il rendimento di un investimento azionario, nel caso di assenza di guadagni in conto capitale. In ogni caso, è un indice di redditività derivante dalla detenzione di un’azione, nonché dello stato di salute di una società.
In genere, accanto al dividend yield troviamo un’altra misura, espressa anche questa in termini percentuali, che si chiama payout. Il payout è il rapporto tra i dividendi staccati in favore degli azionisti e gli utili maturati nell’esercizio o periodo di riferimento. Ciò, perché non tutti gli utili sono distribuiti, in quanto il management di una società punta anche a rafforzarne lo stato patrimoniale, accantonando parte degli utili per avere le risorse necessarie agli investimenti futuri o al pagamento dei debiti in scadenza.
Facciamo un esempio, il titolo della società Alfa al 31 dicembre del 2015 vale 15 euro. La società ha già annunciato che per l’esercizio 2015 staccherà un dividendo, pari a 0,60 euro per azione. Il dividend yield della società Alfa è, quindi, pari a 0,60/15 = 0,04, ovvero al 4%.
Poniamo che la stessa società abbia maturato nel medesimo esercizio un utile per azione pari a 1 euro. Il payout è così del 60%, 0,60/1, ovvero la società distribuisce il 60% degli utili maturati.
Possiamo effettuare un calcolo alternativo, ma che ci condurrebbe allo stesso risultato. Con riferimento all’esempio precedente, ipotizziamo che la società Alfa distribuisca per l’esercizio 2015 utili per 150 milioni di euro e che ai prezzi di mercato del titolo alla fine dell’anno, il valore di capitalizzazione della società in borsa sia di 3,75 miliardi di euro. Il dividend yield è sempre pari al 4%, frutto del rapporto tra 0,15 e 3,75 miliardi.
Il dividend yield può essere ricavato, come dicevamo, anche da dati relativi a un unico trimestre, corretti e annualizzati. Si consideri il caso che per il primo trimestre del 2015, la società Alfa abbia deciso di distribuire un utile per azione di 0,10 euro e che al 31 marzo il titolo vale in borsa 13,50 euro. Poniamo anche che sulla base degli ultimi “n” bilanci, si ha che mediamente nel primo trimestre la società maturi e distribuisca un utile pari a un quinto di quello che verrà elargito nell’intero anno. Si ha, quindi, che il dato trimestrale di 0,10 euro debba essere moltiplicato per 5, al fine di trovare il probabile dividendo annuo. Dunque, Alfa mostrerebbe per il primo trimestre un dividend yield del 3,7%, che risulta essere abbastanza approssimativo del dato che sarà ottenuto per l’intero esercizio.
Il dividend yield ci fornisce, quindi, un’idea di quanti anni servano all’azionista per ripagarsi interamente dell’investimento effettuato, ovvero una misura del grado di valutazione del mercato di un determinato titolo. Nel nostro caso, servirebbero 25 anni di dividendi per ottenere il valore del titolo acquistato.
Quando il dividend yield è troppo basso, in relazione a quello riscontrato per i titoli di società concorrenti, si possono avere due possibilità, la prima è che l’azienda maturi effettivamente pochi utili e la seconda è che l’azienda distribuisca pochi utili.
Nel primo caso, il mercato potrebbe punire il titolo, di fatto segnalando una richiesta di maggiore efficienza, che si otterrebbe con una politica di contenimento dei costi e/o di aumento del fatturato. Nel secondo caso, invece, potrebbe premere sul management, affinché si decida a distribuire agli azionisti una percentuale maggiore di utili. In quest’ultima situazione, quindi, i manager potrebbero aumentare il payout, adeguandolo alla media del mercato di riferimento, sempre che tale strategia sia compatibile con le altre esigenze finanziarie della società.
Attenzione, però, a non farsi fuorviare da un singolo dato. Per varie ragioni, potrebbe accadere che una società distribuisca un monte dividendi relativamente alto, magari perché ha realizzato grosse plusvalenze o risultati molto positivi, frutto di operazioni straordinarie. Il dividend yield risulterebbe, quindi, sopravvalutato, per cui si consiglia sempre di fare riferimento al dato medio degli ultimi n esercizi, verificando anche che nel frattempo vi siano o meno verificate modifiche alla politica di payout.
Ovviamente anche che i prezzi di un titolo potrebbero essere poco indicativi, mandando fuori strada l’investitore, qualora fossero considerati valori non corrispondenti alla media effettiva di un dato periodo, ma quelli vigenti a una certa data, magari gravata da forti variazioni.