Questo tipo di operazione, usualmente viene definita anticipo salvo buon fine o anticipo sbf. L’operazione è strutturalmente e legalmente diversa da quella del semplice incasso effetti, in quanto in essa non assume alcun rischio di credito nei confronti dell’Impresa, e si limita ad eseguire un mandato. L’anticipo salvo buon fine, al contrario, è una operazione di finanziamento vera e propria, con cui viene valutata l’Impresa, viene aperta una istruttoria di affidamento, viene verificato il rating bancario per determinarne i costi (ed eventualmente la non fattibilità, se il rating è troppo basso) e viene stabilito un limite massimo a questo tipo di operazioni, il totale dell’affidamento da autoliquidante. Usualmente (ma da banca a banca può cambiare la metodologia, l’operazione si concretizza con l’accredito sul conto corrente o su di un conto transitorio , intestato all’Azienda cedente, di un importo corrispondente al valore nominale degli effetti che vengono presentati all’incasso, con una valuta postergata alla data di scadenza degli effetti stessi. In pratica, tuttavia, il cliente affidato potrà fin da subito utilizzare le somme disponibili, anche se facendo questo, avrà uno scoperto di valuta su cui verranno calcolati gli interessi passivi.
Dal punto di vista bancario, questo tipo di operazione presenta dei rischi maggiori rispetto allo sconto di effetti, in quanto si tratta di ricevute bancarie e non di cambiali, vale a dire non stiamo riferendoci a titoli esecutivi. Detta operazione, rientra nella categoria delle “operazioni autoliquidanti”, vale a dire delle operazioni che, in via normale, si chiudono automaticamente nel momento in cui il debitore onora regolarmente il suo debito, pagando la ricevuta bancaria. La valutazione del rischio è inoltre ritenuta inferiore, perché l’operazione stessa non ha come soggetto attivo il cliente della banca, ma bensì un terzo, che ha acquistato merci o servizi e ha pertanto il dovere di far fronte al suo debito. In caso di mancato pagamento da parte del terzo, la banca si rivarrà comunque sul suo Cliente affidato; in questa operazione, quindi, i referenti della banca, nel senso, coloro che la dovranno rimborsare, sono potenzialmente in due. Ciò non toglie che ci siano dei limiti procedurali al tipo di operazione stessa. Anzitutto viene valutata l’affidabilità del debitore originario; ciò significa che se il destinatario della ricevuta bancaria è un’azienda segnalata a sistema come in difficoltà (Centrale Rischi), non verrà eseguito alcun anticipo su operazioni di fatturazione alla stessa; similarmente se è comunque in una procedura di liquidazione o di concordato preventivo. Ulteriormente, viene analizzato il portafoglio nel suo insieme, per verificare che non ci sia troppa esposizione verso un singolo unico creditore; di norma la quota non superabile è il 25% dell’affidato totale, cioè significa che se la società Alfa ha un affidamento di anticipo salvo buon fine per Euro 100.000, non saranno accettate ricevute bancarie per una somma superiore ad euro 25.000 per un singolo cliente, indipendentemente dalla loro scadenza. Questo serve a ridurre il rischio bancario, non concentrando eccessivamente il portafoglio su pochi (numericamente) e rilevanti (come importo) singoli debitori. Fino a poco tempo (mesi) fa, l’aprire un conto implicava quasi automaticamente ricevere un alto affidamento in autoliquidanti; la situazione non è più così, e ci vogliono ormai lacrime e sangue anche per ottenere dell’auto-liquidante, ma concentriamoci sul valore dell’affidamento. Il valore dell’affidamento per autoliquidante che si ha nel sistema (ed il discorso vale anche per l’anticipo su fatture, che vedremo più avanti) non è un valore definito a caso, ma dovrebbe, e sottolineiamo dovrebbe, ricalcare l’effetto sui crediti verso clienti della politica commerciale dell’azienda. Tanto per iniziare, puntualizziamo ciò che è bancabile, da ciò che non lo è: usualmente le banche accettano di anticipare valori su ricevute bancarie emesse fino a 120 giorni, cioè con un lasso di tempo di 4 mesi.
Dall’altra parte, il minimo che accettano è circa 20 giorni, meglio 25. In pratica, portare in banca il 5 gennaio le riba scadenti il 31 gennaio è già un rischio di non riuscirle fisicamente a “lavorare” per il sistema bancario, peggio che peggio anticiparle. Secondo ragionamento è da fare sull’importo, che deve essere proporzionato all’attività dell’impresa, né troppo contenuto, né troppo sovrabbondante. Se l’azienda fattura 100.000 € al mese ed incassa mediamente in 3 mesi, significa che il 31 gennaio, porterà un portafoglio di 100.000 € che andrà a scadere il 30 di aprile; il 28 febbraio porterà altri 100.000€ di ricevute bancarie che scadranno il 31 maggio; il 31 marzo porterà il portafoglio scadente il 30 giugno; Se analizziamo dunque la situazione del 31 marzo, vedremo che l’azienda ha 100.000 € da incassa entro un mese, altri 100.000€ da incassare entro due mesi ed ulteriori 100.000 € da incassare entro tre mesi. I tre mesi sono il limite della sua politica commerciale. Pertanto, se ha un affidamento di portafoglio di 300.000€, riesce a farsi anticipare il normale fattura di tre mesi. Avere però un affidamento da 300.000€ è insufficiente, dato che basta un minimo fatturato in esubero, che lo stesso non è più scontabile per incapienza; inoltre, la casuale vendita spot a 120 giorni, che sarebbe comunque bancabile, non avrebbe spazio in quel tipo di affidamento.
Avere un portafoglio multiplo del fatturato mensile per i mesi di dilazione nei pagament,, è dunque insufficiente. Ciò andrebbe anche a incidere negativamente sull’andamentale, perché risulterebbe che l’azienda ha sempre un valore di fido utilizzato praticamente pari all’accordato, che è considerata dalla banca una situazione di tensione finanziaria, cioè stai usando tutto il tuo credito al 100% e continuativamente. Stabilito il minimo (comunque insufficiente) nel valutare il massimo dobbiamo tenere conto che la commissione di massimo scoperto è stata trasformata in una “tassa” fissa sull’affidato, pertanto, se 300.000€ abbiamo visto che sono pochi, non è il caso di avere 600.000€, visto che dovremmo pagare una commissione di affidamento su di una cifra, di cui normalmente ne usiamo, si e no, il 50%. Un 30% in più del minimo, orientarsi dunque sui 400.000€ di affidamento, è la somma ideale, non troppo costosa ai fini della commissione sull’affidato, non troppo stretta nel caso di fluttuazioni del fatturato. Un discorso diverso deve essere fatto se l’azienda ha delle notevoli stagionalità, vale a dire, ha un tipo di produzione o commercializzazione che varia strutturalmente molto da stagione a stagione: Un’azienda che si occupa di riscaldamento, è evidente che lavorerà soprattutto prima dell’inverno, ma da aprile-maggio in avanti il fatturato è minore significativamente. Un’azienda dolciaria che produce gelati, ovviamente avrà il suo picco di fatturato nel periodo estivo, e così via potremo fare innumerevoli esempi. Fino a poco tempo fa, questo tipo di aziende commisuravano l’affidamento in base alle esigenze massime, e lo lasciavano invariato durante tutto il resto del periodo. La commissione percentuale fissa sull’affidato, colpisce proprio questo tipo di situazioni, quindi l’azienda probabilmente andrebbe a tentare di modificare l’affidato, facendogli seguire le esigenze stagionali, vale dire un valore minimo nei periodi di rallentamento produttivo, ed un valore massimo nei periodi di massima produzione. In questo caso, e con i chiari di luna che in questo periodo ci sono in banca, un’azienda che contrae il suo affidamento deve stare ben attenta a come si muove per sperare di avere l’aumento temporaneo dello stesso, dato che basta un minimo “problemino” di bilancio per rendere impossibile od improbabile l’aumento temporaneo dei fidi. Il fatto che, da decine di anni, a giugno e fino a settembre, l’azienda dolciaria che produce i gelati avesse un aumento del 300% dei suoi fidi, non vuol dire che la sua banca sia obbligata a continuare a garantirglieli all’infinito. Chiuso il ragionamento sul valore dell’affidamento, concentriamoci sulla qualità dell’affidamento stesso. Un altro tipo di controllo, anche questo sul totale dell’affidamento, è relativo all’andamentale generale e sul singolo operatore.
In questo caso abbiamo un fatto estraneo all’impresa, vale a dire la percentuale di solvibilità del portafoglio stesso, vale a dire la media generale dell’incassato rispetto al presentato, e l’andamentale del singolo debitore. Nella pratica, quindi viene verificato che, nella sua generalità il portafoglio da scontare sia “buono”, vale a dire non ci sia una storia pregressa di insoluti tale da far pensare che l’Azienda emetta e sconti con leggerezza ricevute bancarie (inesistenti o meno) e che la generalità dei clienti dell’Impresa abbia un comportamento sostanzialmente preciso facendo fronte ai suoi impegni a tempo debito e non in ritardo; concentrandosi invece sul singolo debitore, si va a verificare che lo stesso, nel passato, abbia sempre onorato con precisione le sue scadenze. Stiamo parlando di frequenze, quindi di statistica: Un portafoglio che, mediamente, ha un 75% di ricevute bancarie pagate regolarmente è un portafoglio sicuramente migliore di uno che ha un 60% di media; l’ottimale sarebbe avere il 100% ma la banca sa bene in quale momento ci troviamo, quindi un minimo di elasticità mentale, in questo caso, è concesso. Ha la sua importanza anche la storia degli insoluti: Ricordiamo che, con questo tipo di operazione, se alla scadenza la ricevuta bancaria va impagata, il denaro che è stato anticipato all’azienda dalla banca, relativamente a quella singola operazione, deve essere restituito alla banca stessa. Ricevere quindi un insoluto non è un dramma, se ovviamente si hanno sul conto i soldi per coprire il problema. Contattare il cliente e farsi pagare con bonifico, ovviamente sulla banca che ha registrato l’insoluto, o con un assegno (sempre da accreditare sulla stessa banca) è un comportamento monitorato e fa capire che: l’impresa monitora con precisione i suoi incassi ed i suoi clienti non vogliono scuse pretestuose, ma probabilmente gli insoluti sono dovuti a mere sviste. L’errore che si fa, quotidianamente, è, una volta che l’insoluto si è manifestato, e dopo che si ha fatto fronte al debito con la banca, ricevere l’incasso del cliente e canalizzarlo su di una banca diversa. L’operazione, sul nostro andamentale della seconda banca, non avrà impatto positivo alcuno (non si guadagna un punto ogni operazione, come non lo si perde), ma la nostra azione avrà un riflesso negativo sull’andamentale della prima, visto che risulterà un insoluto non più coperto dal nostro cliente, e ciò inciderà sulla “anticipabilità” sia del cliente, sia del nostro portafoglio nella sua interezza.
Venendo al dettaglio tecnico dell’operazione in sé stessa, sostanzialmente si può presentare sotto tre aspetti
-Accredito diretto sul conto corrente di corrispondenza, per un importo corrispondente al valore nominale degli effetti presentati. In questo caso il Cliente ha una disponibilità immediata del denaro, per il quale pagherà interessi in case allo scoperto di valuta. Alla scadenza della ricevuta bancaria, il suo pagamento chiude l’operazione, ed un eventuale insoluto verrà addebitato in conto, sommato delle spese relative.
-Utilizzo di un conto transitorio fruttifero (denominato conto anticipo sbf); in questo caso, oltre al normale conto corrente di corrispondenza abbiamo un ulteriore conto bancario su cui vengono fatte transitare le operazioni. Il conto transitorio viene accreditato e contemporaneamente addebito dello stesso importo, che viene reso disponibile sul conto corrente ordinario. In questo modo viene creato uno scoperto di valuta sul conto transitorio, che matura interessi a debito per l’Impresa, mentre il denaro versato sul conto, se inutilizzato, matura interessi a credito per l’Impresa.
-Utilizzo di un conto transitorio infruttifero (denominato conto evidenza sbf) con applicazione di tassi differenziati sugli scoperti di conto corrente; In questa tipologia operativa, il conto transitorio viene accreditato dell’importo nominale delle ricevute bancarie, ma l’addebito avviene solo nel giorno di maturazione della valuta , per non produrre ulteriori interessi al cliente. Il cliente avrà a disposizione una linea di credito, utilizzabile per prelievi sul conto corrente di corrispondenza, pari alla somma disponibile sul conto corrente transitorio. Le operazioni sono dunque non molto differenti le une dalle altre, la prima e la terza opzione sono le più frequenti statisticamente, la seconda più usata nel caso la presentazione di effetti sia un evento occasionale e non ripetitivo nel tempo.
C’è una quarta tipologia, ancora meno frequente, adottata perché non sempre avviene subito la concessione di credito: Si tratta del Castelletto SBF con disponibilità differita (o a maturazione di valuta) dove il presentatore degli effetti può utilizzare gli importi solo alla data di maturazione della valuta.