Per stakeholder si intende nel linguaggio economico il portatore di un interesse, sia con riferimento a un’attività aziendale che a un progetto. Se parliamo di una società, per esempio, gli stakeholder sono i clienti, i fornitori, i creditori, i dipendenti, gli azionisti, i residenti nell’area in cui ha sede la società, le amministrazioni locali e i rappresentanti dei vari gruppi di interessi concreti.
Il concetto di stakeholder è importante nella gestione di un’azienda, perché è sempre bene che il management abbia chiaro quali siano gli interessi in gioco e chi siano i loro portatori. In genere, si usa distinguere tra stakeholder forti e stakeholder deboli. I primi sono, anzitutto, gli azionisti di maggioranza, ossia i soci di controllo dell’azienda, che hanno così il potere di nominare e di rimuovere uno o più dirigenti, seguendo le modalità previste dallo statuto, oltre che dalle norme in materia.
Gli stakeholder deboli possono essere intesi, invece, quei portatori di interessi, che entrano in contatto con l’azienda in senso lato. Sono i già citati residenti nell’area, in cui ha sede l’azienda, tanto per fare un esempio. Questi avrebbero interesse, per ipotesi, che l’attività venga svolta col minimo impatto ambientale possibile, che l’azienda versi quante più risorse possibili sul territorio, etc. Tuttavia, il loro potere di influenza sulle scelte societarie è molto più debole, appunto, rispetto agli altri stakeholder, che dal di dentro possono determinarne il corso. Si pensi ai sindacati, specie nelle realtà produttive maggiori, oppure agli azionisti di minoranza, che per quanto non abbiano nell’immediato il potere di influire direttamente sulla gestione aziendale, possono sempre fare valere le loro ragioni nel tempo, specie se l’assetto proprietario risulta contendibile e la società è quotata in borsa.
Ma il concetto di stakeholder, elaborato per la prima volta nel 1963 dalla Stanford University, non è nato per caso e, soprattutto, nel corso degli anni ha dato vita a un filone etico, sviluppatosi negli anni Ottanta, in seguito alla pubblicazione di A stakeholder approach on modern corporation the kantian capitalism. Nel testo di William M. Evan si legge che lo stakeholder è il soggetto, il cui raggiungimento degli obiettivi dipende dall’impresa considerata. La visione etica e kantiana dipende dal fato che Evan ritiene che l’uomo non possa essere considerato semplicemente un mezzo, ma il fine di qualsiasi attività umana.
Da questa visione ne consegue che l’azienda dovrebbe mediare tra gli interessi spesso contrastanti dei vari stakeholder, in modo che sia raggiunta la felicità di tutti. Per esempio, dovrebbe impegnarsi per ridurre l’inquinamento, in modo da aumentare il benessere dei soggetti che vivono nelle vicinanze in cui è ubicata l’attività produttiva. In pratica, bisogna guardare anche ai soggetti esterni all’azienda.
Nell’interpretazione originale del concetto di stakeholder, invece, si affidava una certa importanza ai livelli di costo, servizio e qualità dei beni prodotti, perché si faceva notare come il cliente, al di sotto di un certo livello qualitativo, si rivolga a un’impresa concorrente, così come al di sopra di un certo costo.
L’economista Milton Friedman, però, rifiutò quella che viene definita la stakeholder view, sostenendo che i manager di una società vanno inquadrati semplicemente come agenti al servizio dei committenti, ovvero degli azionisti. I primi devono rispondere del loro operato, del loro utilizzo delle risorse solo a questi ultimi e sarebbe inaccettabile che utilizzassero il denaro per altri fini, in quanto ciò si tradurrebbe in una sorta di beneficienza, sarebbe al di fuori della logica di un’impresa efficiente. Quindi, Friedman rifiutò il concetto di responsabilità sociale dell’impresa.
In effetti, accettando l’idea che tutti coloro che siano in contatto, anche nella forma debole, con l’impresa, abbiano il diritto di fare valere i loro interessi verso questa potrebbe risultare sbagliata rispetto all’obiettivo di una corretta gestione aziendale, con il rischio di non riuscire alla fine a soddisfare le esigenze di nessuno degli stakeholder o quasi.
La teoria degli stakeholder, quindi, risulta affascinante nel momento in cui ci aiuta a comprendere la complessità degli interessi gravitanti attorno a un’attività produttiva o a un progetto, ma appare in contrasto con l’esigenza di una sana gestione, tanto che oggi le amministrazioni pubbliche mirano a introdurre semmai codici etici non vincolanti, in modo da incentivare il ricorso a un contemperamento dei vari interessi, ma senza pretendere che un’azienda si faccia carico di costi che non le competerebbero sostenere.