In questa guida spieghiamo in cosa consiste la riserva legale e come viene fatto l’accantonamento.
La riserva legale è disciplinata dall’art.2430 del Codice Civile, che stabilisce quanto segue
Dagli utili netti annuali deve essere dedotta una somma corrispondente almeno alla ventesima parte di essi per costituire la riserva legale, fino a che questa non abbia raggiunto il quinto del capitale sociale.
La riserva deve essere reintegrata a norma del comma precedente se viene diminuita per qualsiasi ragione.
Sono salve le disposizioni delle leggi speciali.
Le società di capitali hanno quindi l’obbligo di accantonare ogni anno almeno il 5%, cioè la ventesima parte, dell’utile maturato nell’esercizio, al netto delle imposte. Questo accantonamento prosegue fino a quando la riserva legale non ha raggiunto la dimensione minima richiesta di un quinto del capitale sociale. Chiaramente, queste sono previsioni minime, ma nulla vieta alla società di destinare a riserva legale una quota maggiore di utili, qualora questo fosse previsto dallo statuto o l’assemblea dei soci approvasse il bilancio contemplando una simile ipotesi.
Vediamo quale risulta essere la ragione di un tale obbligo normativo. Certamente essa consiste nella volontà del legislatore di offrire ai creditori solide garanzie. Oltre sul capitale sociale, infatti, questi potranno così fare affidamento anche sugli utili accantonati. In un certo senso, ciò reca benefici alla stessa impresa, visto che il suo rafforzamento patrimoniale le consente di accedere più facilmente al credito o anche solo di stipulare contratti con nuovi fornitori.
La riserva legale può essere utilizzata per coprire le perdite sul piano contabile, ma alla prima occasione utile dovrà essere reintegrata. Attenzione, però, perché al termine del secondo comma dell’art.2430 c.c. compare l’espressione per qualsiasi ragione. Questo implica che esistono anche altre situazioni nelle quali la riserva legale può essere intaccata. La dottrina è del parere che si tratti del caso di aumento gratuito del capitale sociale. Questo in quanto l’aumento del capitale sociale si traduce sostanzialmente in un rafforzamento delle garanzie per i creditori, per cui qui il fine non sarebbe in contrasto con la ragione alla base della previsione della riserva legale. Chiaramente questa non può essere utilizzata, come recita l’articolo, per distribuire utili ai soci.
Dunque, riepiloghiamo. Ogni anno, redatto il bilancio la società di capitali deve verificare se è necessario o meno accantonare obbligatoriamente utili a riserva legale. Dovrà farlo praticamente sempre, tranne che in due ipotesi, cioè se la società non ha maturato utile netto e se ha già raggiunto i livelli minimi legali previsti. A parte queste due ipotesi, dovrà accantonare il 5% dell’utile netto d’esercizio a riserva legale fino a quando le dimensioni di questa non saranno pari ad almeno un quarto del capitale sociale.
La società potrebbe scegliere di accelerare i tempi per il raggiungimento del limite minimo imposto dalle norme, accantonando una percentuale maggiore di utili. Oppure, una volta che il limite è stato raggiunto, potrebbe trovare desiderabile continuare ad accantonare utili a riserva, anche se in quel caso non sarebbe più legale, ma facoltativa, statutaria. Abbiamo chiarito sopra la ragione per cui conviene spesso continuare ad accantonare utili. In sostanza, si segnala al mercato di essere patrimonialmente solidi.
Esistono inoltre altri tipi di riserva legale come la riserva straordinaria o facoltativa.
-Riserva per rinnovamento impianti e macchinari. I fondi destinati servono per impianti e macchinari obsoleti da rinnovare.
-Riserva ammortamento anticipato e riserva per acquisto azioni proprie. Riserve il cui utilizzo viene automaticamente esplicato dal proprio nome.
Chiaramente, gli utili accantonati deprimo quelli distribuiti, per cui possiamo affermare che la società, fatto salvo l’obbligo imposto dalle norme sulla riserva legale, deve contemperare l’esigenza di attirare capitali sul proprio titolo con quella di irrobustirsi sul piano finanziario e patrimoniale. Nel breve periodo, se sceglie continuare ad accantonare utili al di sopra dei limiti minimi previsti per la riserva legale, le quotazioni azionarie rischiano di indebolirsi, perché l’investitore trova che ciò andrà a discapito della remunerazione del capitale investito. Alla lunga, invece, la scelta potrebbe premiare visto che il rafforzamento patrimoniale segnala una condizione di solidità aziendale e maggiori possibilità di spuntare sul mercato condizioni favorevoli per accedere a un prestito bancario o obbligazionario.
Facciamo un esempio pratico, la società Alfa possiede un capitale sociale nominale di 1.000.000 di euro. Nell’esercizio 2019 matura un utile netto di 50.000 euro. A questo punto stanzia il 5% di tale profitto a riserva legale, ossia 2.500 euro. Nel secondo anno di attività, la stessa società matura un utile netto di 100.000 euro e stanzia 20.000 euro a riserva legale, ovvero più del 5% obbligatorio. Dunque si ritrova con una riserva legale di 22.500 euro. Dovrà proseguire con gli accantonamenti anche negli esercizi successivi e fino a quando l’ammontare della riserva legale non raggiunge la somma di 200.000 euro, ovvero il quinto di 1 milione di euro del capitale.
Si consideri che i piani industriali delle varie società quotate in borsa difficilmente prevedono la distribuzione del 100% dell’utile netto, fatti salvi gli obblighi legali, m percentuali decisamente inferiori. Questo significa che la stessa impresa riconosce l’esigenza di consolidare il patrimonio, risparmiando una quota non troppo bassa di utili.