In questa guida spieghiamo cosa sono i ratei passivi.
La contabilità di un’azienda è costretta a suddividere l’attività della medesima in esercizi, ovvero in periodi di tempo di 365 giorni. Questa suddivisione convenzionale pone problemi per la possibile divergenza tra valori economici e valori finanziari nel breve e medio termine, essendo necessario ufficialmente porre una cesura contabile al termine di ogni anno solare, nonostante l’attività di un’impresa proceda senza soluzione di continuità.
Per i primi intendiamo il sostenimento dei costi e la maturazione di ricavi, mentre per i secondi facciamo riferimento a uscite monetarie e a incassi. Per questo, alla fine dell’anno è necessario procedere alla registrazione delle scritture di assestamento, il cui compito consiste nel riportare i valori economici di competenza, indipendentemente dalla loro manifestazione finanziaria o meno. Nel caso dei ratei passivi, siamo in presenza di costi che afferiscono in tutto o in parte all’esercizio che si sta per chiudere, ma il cui esborso monetario si manifesterà nell’esercizio successivo o in più esercizi seguenti.
In altre parole, i ratei passivi sono costi senza esborsi corrispettivi. Si immagini che l’azienda Alfa abbia stipulato con l’azienda Beta un contratto di locazione commerciale di un capannone a decorrere dal 1 ottobre del 2017 e per il canone annuale di 12.000 euro, da versare in due rate semestrali, ovvero al 31 marzo e al 30 settembre del 2018. In data 31 dicembre 2017, ovvero alla chiusura dell’esercizio 2017, l’azienda Beta dovrà allineare i valori economici di competenza con quelli finanziari, evidenziando come sul periodo incidano costi non ancora manifestatisi in termini di pagamento. In particolare, sull’esercizio 2017 afferiranno costi per complessivi 3.000 euro, attinenti agli ultimi 3 mesi dell’anno e conseguenti alla stipula del contratto di locazione, che sarà interamente pagato nell’esercizio successivo. Questi 3.000 euro sono i ratei passivi che graveranno sul 2017, in quanto costi che deprimono il reddito finale e che contribuiscono a ridurre anche la massa patrimoniale attiva, nonostante non si siano ancora espressi sotto forma di pagamenti.
Al contrario, l’azienda Beta si ritroverà a registrare al 31 dicembre 2017 ricavi maturati, ma senza che siano avvenuti i relativi incassi. Nel dettaglio, essa dovrà inserire a bilancio 3.000 euro attinenti all’esercizio in chiusura, ovvero un rateo attivo di eguale misura.
Dunque, i ratei passivi si caratterizzano per una manifestazione finanziaria posticipata rispetto al sostenimento dei costi. In ciò, si differenziano dai risconti passivi, che sono incassi anticipati rispetto ai ricavi di competenza, questi ultimi attinenti a uno o più esercizi successivi. Al fine di mostrarvi tale differenza, vi proponiamo un esempio semplice e simile a quello precedente, immaginiamo che l’azienda Alfa abbia preso in locazione dall’azienda Beta un capannone per il canone annuale di 12.000 euro e a decorrere dal 1 ottobre del 2017, ma che le parti abbiano concordato un pagamento anticipato e in un’unica soluzione all’atto di stipulazione di tale contratto. Dunque, Alfa sborserà nell’esercizio 2017 tutti i 12.000 euro del canone concordato, nonostante solamente per 3.000 euro esso sia attinente al periodo, mentre per i restanti 9.000 euro grava come costo sul 2018. Pertanto, Beta incasserà in anticipo 12.000 euro, anche se al 31 dicembre 2017 dovrà iscrivere a bilancio ricavi di competenza per soli 3.000 euro. Per i restanti 9.000 euro, dovrà effettuare uno storno, ovvero rinviare all’esercizio successivo i ricavi. In buona sostanza, dovrà registrare un risconto passivo di 9.000 euro.
Stando ai principi contabili OIC 18, i ratei attivi e passivi rappresentano quote di crediti e debiti in moneta e non possono essere registrati per fatture da emettere o per fatture da ricevere, e per costi e proventi non determinati nel loro ammontare e la cui competenza è interamente maturata nell’esercizio. L’art.2424-bis, comma 5, del Codice Civile stabilisce inoltre che alle voci ratei e risconti passivi debbano essere inseriti i costi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi e i proventi percepiti entro la chiusura dell’esercizio, ma di competenza di esercizi successivi. In queste voci possono essere iscritte solo quote di costi e proventi, comuni a due o più esercizi.
Vediamo come si calcola un rateo passivo. Bisogna calcolare la quota di costo di competenza dell’esercizio, rispetto al costo complessivamente sostenuto e per il quale avverrà successivamente l’esborso monetario. Nell’esempio sopra riportato del canone annuale di 12.000 euro, per ragioni di semplicità abbiamo presupposto che il costo mensile fosse di 1.000 euro, indipendentemente dal numero dei giorni di calendario per ciascun mese. In teoria, il calcolo dovrebbe essere il seguente, numero giorni di competenza / numero di giorni totali * costo totale. Tornando all’esempio di cui sopra, sarebbe 92 / 365 * 12.000 = 3.024,65 euro.
Infine, non è detto che un costo sia stato sostenuto per un periodo che abbraccia solamente due esercizi. Si potrebbe immaginare, per esempio, un contratto di locazione della durata biennale e con pagamento interamente posticipato al termine del periodo, per cui l’azienda potrebbe dovere registrare ratei passivi per più esercizi e in relazione allo stesso costo.