Uno degli indicatori più utilizzati per capire lo stato di un’impresa è la sua posizione finanziaria netta, che può essere definita come il saldo tra fonti ed investimenti di natura finanziaria, che individua il grado di attività o di indebitamento netto in un dato momento. Da un punto di vista matematico, essa è pari alla somma tra crediti finanziari a breve, medio e lungo termine e disponibilità liquide, al netto delle passività finanziarie a breve, medio e lungo termine. Se il valore dei crediti a breve e delle disponibilità liquide supera quello delle passività, si ottiene un saldo finanziario positivo. Nel caso opposto, si avrà un indebitamento finanziario netto, indipendentemente dalla scadenza delle singole posizioni passive.
Vediamo cosa esprime, quindi, la posizione finanziaria netta di un’impresa. Essa ci fornisce il grado di copertura delle scadenze di natura finanziaria con la liquidità aziendale e i crediti finanziari. Quando si ottiene un saldo negativo, si suole anche affermare, dicevamo, che l’impresa possiede un indebitamento finanziario netto. Diverse società quotate in borsa, per esempio, nel rilasciare trimestrale i dati economico finanziari, segnalano le variazioni tra l’altro della loro posizione finanziaria netta, che risente generalmente di fattori anche di natura stagionale. Nel corso di un singolo trimestre, per esempio, si è soliti notare spesso o un balzo o un drastico calo dei saldi negativi o attivi, conseguenza della stagionalità delle vendite per alcune realtà, che innalzando o abbassando il fatturato e di conseguenza anche le disponibilità liquide, tende a influenzare anche parecchio la posizione finanziaria netta del periodo. Per questo, risulta più opportuno comparare i dati su base annuale e con riferimento ai risultati di fine esercizio.
La posizione finanziaria non ci dice molto sulle eventuali tensioni che un’azienda potrebbe registrare nel breve o medio termine. Si consideri, per esempio, la società Alfa, che nell’esercizio X mostra una posizione finanziaria attiva pari a 100. In teoria, risulterebbe con una situazione positiva, tale da non preoccupare la gestione aziendale. Tuttavia, bisognerebbe meglio scomporre i dati a seconda delle scadenze temporali. Può accadere che, nel breve termine, la differenza tra crediti a breve, con scadenza entro i 12 mesi, e disponibilità liquide da una parte e i debiti a breve sia negativa, ovvero che i secondi superino i primi. E allora, poco importa che il dato complessivo segnali un risultato positivo, perché la società sarebbe destinata a incorrere in tensioni finanziarie, ovvero in una crisi di liquidità. Ecco, quindi, che la posizione finanziaria netta si suole distinguere meglio in breve termine e medio lungo termine. Nel primo caso, abbiamo crediti a breve + disponibilità liquide – debito a breve. Nel secondo, crediti a medio-lungo termine + disponibilità liquide – debiti a lungo termine. Per breve termine, si intendono scadenze entro i 12 mesi, per medio lungo termine quelle superiori ai 12 mesi.
Anche le disponibilità liquide sono solite essere distinte in immediate e differite. Le prime eventualmente saranno computate per il calcolo della posizione finanziaria netta a breve, le seconde per quella a medio lungo termine. Un’azienda potrebbe, infatti, trovare conveniente investire le disponibilità liquide in modo che siano redditizie o che almeno conservino il potere di acquisto. Una delle modalità più utilizzate dalle grandi società consiste nell’acquistare titoli di stato, che nei fatti sono caratterizzati da elevato grado di liquidità e da rischio essenzialmente nullo. A seconda delle scadenze, però, non è detto che sia conveniente tramutare tali titoli in liquidità immediata.
Il dato assoluto potrebbe risultare fuorviante. Affermare, per esempio, che la società Alfa ha una posizione netta positiva di 1 milione di euro potrebbe sembrare un’ottima notizia, ma non è detto che significhi qualcosa, se il fatturato della stessa viaggi nell’ordine di miliardi di euro all’anno. Infatti, basterebbe, in teoria, una variazione negativa anche piccola delle vendite per generare minore liquidità e annullare il saldo attivo o persino trasformarlo in uno passivo. Ecco, quindi, che sarebbe opportuno valutare la robustezza della posizione finanziaria netta di un’impresa rapportandola al fatturato annuo, in modo che si abbia nell’uno o nell’altro caso maggiore consapevolezza del grado di solidità della struttura finanziaria. Non solo, perché una cosa è dire che un’azienda ha una posizione finanziaria netta di 1 milione di euro, frutto di 1,1 milioni di crediti e disponibilità liquide e 100.000 euro di debiti, un’altra che questa è il risultato di attività per 100 milioni e passività per 99 milioni. Nel primo caso, infatti, saremmo davanti a un rapporto tra attivo e passivo di 11:1, nel secondo di quasi 1:1.
Infine, un aspetto da non sottovalutare consiste nel grado di concentrazione dei crediti finanziaria verso uno o più soggetti. In altre parole, qualsiasi credito erogato a terzi comporta un grado di rischio. Esso potrebbe influire negativamente sulla gestione finanziaria, nel caso in cui le esposizioni creditizie si avessero nei confronti di pochi soggetti, cosa che lascerebbe una società in balia di pochi debitori. Nel caso in cui uno di loro non fosse in grado di rispettare le scadenze, ecco che le tensioni finanziarie si affaccerebbero.