In questa guida spieghiamo definizione e significato di Interest Rate Swap
Il primo interest rate swap fu stipulato nel 1981. A oltre vent’anni di distanza il mercato degli swap è cresciuto enormemente, modificando radicalmente il ruolo dell’intermediario, di solito una banca d’investimento.
Con tale contratto, due parti si scambiano il pagamento di interessi su un determinato ammontare. Supponiamo che la società Alfa abbia emesso obbligazioni al tasso fisso del 7% per un valore nominale di 50 miliardi e che la società Beta abbia acceso un prestito per la stessa cifra a un tasso variabile pari alla somma del Libor più uno spread.
Tramite un interest rate swap con capitale sottostante di 50 miliardi, la società Alfa si impegna a pagare alla società B il tasso variabile e viceversa la Beta si impegna a pagare il tasso fisso alla società Alfa. Come risultato di questo scambio, la società Alfa pagherà di fatto sul capitale raccolto tramite emissione obbligazionaria un tasso variabile, mentre la società Beta di fatto pagherà un tasso fisso sul proprio prestito stipulato a tasso variabile.
Chiaramente, lo swap viene posto in essere soltanto se entrambe le parti ne derivano un vantaggio, che il più delle volte consiste in tassi di interesse inferiori a quelli che sarebbe stato possibile spuntare sul mercato, ma talora può consistere nel desiderio di adeguare la propria esposizione debitoria alla nuova situazione determinatasi sul mercato del credito.
All’inizio uno swap veniva stipulato grazie all’intermediazione di una banca d’investimenti, la quale si limitava a mettere in contatto i contraenti; ora, con lo sviluppo del mercato, le stesse banche d’investimento si propongono come controparte.
Il problema del mercato degli swap è la scarsa liquidità del mercato secondario. Per uscire da un contratto, una parte ha tre possibilità: stipulare un nuovo swap dalle caratteristiche opposte a quello originario, vendere il contratto a un terzo interessato a subentrare nella posizione del venditore, vendere il contratto alla stessa controparte.
Nel primo caso, si aumenta l’esposizione al rischio di default, negli altri due è invece necessario il consenso della controparte: circostanze entrambe che accrescono le difficoltà di uscita da uno swap.