Conseguenza dell’insoluto, è l’insorgenza di un debito con scadenza a vista dell’Impresa nei confronti della banca. Se ci sono i fondi sul conto corrente, la banca non lascia passare del tempo ed effettua immediatamente l’addebito dell’effetto insoluto. Il problema si pone, quando non ci sono i fondi per cui il debito rappresenta prima un incaglio e, se la situazione non si normalizza, diventa una sofferenza.
Per iniziare vediamo cosa tecnicamente è un incaglio. Si definisce incaglio bancario il rapporto in temporanea difficoltà ove si assiste al ritardo nel pagamento delle rate di un finanziamento o al rientro su uno sconfino di conto corrente. Nel caso di un insoluto il conto corrente in rosso sarà quello delle anticipazioni. Non si arriva all’incaglio contestualmente all’insorgenza del debito, ma solo se l’Impresa non è in grado di fare fronte al suo debito in tempi brevi. Non è inusuale, infatti, che, per esempio una anticipazione di fattura, resti aperta anche per alcuni mesi, se la banca ha fiducia nell’Impresa e nella sua capacità e volontà di rientro.
La pratica, insomma, resta sospesa e non incagliata. La sospensione tuttavia non dura per sempre, per cui, se non ci sono versamenti attivi, la pratica viene definita incagliata, vale a dire un credito problematico, una situazione temporanea su cui la banca conta una risoluzione in tempi tutto sommato brevi. A quel punto, è evidente che il rapporto con la banca è sicuramente compromesso, nel senso che fino a che c’è la situazione di incaglio, viene limitata l’operatività su tutte le linee di affidamento concesse.
La banca ha tuttavia ancora la relativa certezza di poter rientrare del suo affidamento e dell’insoluto, quindi non ha ancora compiuto tutta una serie di atti definitivi, che vanno a conclamare ufficialmente una posizione di difficoltà economica. Possiamo affermare che, fino a che siamo a livello di incaglio, la fiducia nella capacità reattiva e dunque nella solvibilità dell’Impresa, pur se incrinata, esiste ancora. La gestione della pratica è messa da parte, nel senso che è monitorata specificatamente da un funzionario incaricato, ma non è ancora a livello di passare all’ufficio legale o all’ufficio per il precontenzioso. Risulta essere infatti frequente che le banche abbiano una organizzazione funzionale per cui la filiale abbia solo una funzione di sbrigare le pratiche ordinarie, per cui una situazione di difficoltà viene gestita da uno staff apposito, l’ufficio pre contenzioso che mira alla soluzione bonaria di tutte le problematiche della banca stessa.
Un risultato infruttuoso del pre contenzioso finirà allora al livello successivo, quello dell’ufficio legale. Non è una situazione di pubblico dominio, nel senso che le altre banche possono anche non venire a conoscenza che ci sono dei problemi con un singolo istituto, ma è una situazione che può durare molto poco, prima di peggiorare. Alla situazione di incaglio bancario segue la posizione di sofferenza, che vedremo nel prossimo capitolo. La posizione di incaglio bancario e di sofferenza verrà segnalata in Centrale Rischi di modo che tutti gli istituti di credito possano prenderne notizia. Il risultato e’ un effetto di credit crunch generalizzato, una situazione pubblica di preinsolvenza ovvero impossibilità di accesso al credito con tutti gli istituti bancari dell’Impresa.
Infatti gli altri istituti visionando le informazioni provenienti dalla Centrale dei Rischi faranno in modo da non concedere ulteriori prestiti o affidamenti essendo già alto il rischio di insolvenza. I tempi di solito per rientrare nella posizione sono da riferirsi mediamente in 6 – 12 mesi. Ci sono comunque casi in cui la banca richiede un rientro più perentorio. Se entro il termine predetto non si procede al rientro, la banca inizierà l’azione di recupero giudiziale del credito mediante la messa in sofferenza della posizione.