In questa guida spieghiamo la definizione e il significato di hedging.
Hedge nel linguaggio comune inglese significa Siepe . Funzione primaria della siepe è recintare, delimitare un’area. La siepe nasconde e ripara la zona che cinge. Queste due funzioni che la siepe svolge rispetto al giardino, l’hedging assolve con riguardo al rischio di fluttuazione dei prezzi. Lo limita e consente a chi esegue operazioni di hedging di ripararvisi.
Hedging è infatti l’attività che copre dal rischio di variazioni consistenti dei prezzi delle merci, delle attività finanziarie, delle valute e dei tassi di interesse. L’esempio più banale di hedging è l’acquisto di una casa da parte di chi teme un’improvvisa recrudescenza del tasso d’inflazione. Acquistando l’immobile, l’investitore difende il valore reale dei propri risparmi, ossia il loro potere d’acquisto, dall’aggressione di un’impennata dei prezzi.
Un esempio meno banale di hedging interessa chi compra e rivende uno stesso bene. Supponiamo per esempio che un’impresa italiana acquisti dollari al tasso cambio di 1,18 euro per comprare e rivendere materie prime sul mercato americano. Supponiamo inoltre che il suo ufficio finanziario preveda che l’euro si rivaluti sulla valuta statunitense prima che le materie prime possano essere rivendute. In queste circostanze, l’impresa può trovare conveniente stipulare un contratto a termine, con scadenza nel periodo in cui essa dovrà cambiare in euro il ricavato della vendita delle materie prime. In base a tale contratto, l’impresa dovrebbe per esempio assicurarsi la possibilità di vendere dollari a un tasso di cambio più basso, per esempio a 1,16 dollari per euro. Se al momento di cambiare il ricavato in euro, l’euro si fosse effettivamente apprezzato, e valesse 1,22 dollari, l’impresa, grazie alla stipula del contratto a termine, avrebbe la possibilità di acquistare dollari a questo tasso sul mercato a pronti per rivenderli a 1,16, guadagnando così su ogni dollaro venduto per contratto sei centesimi di euro. Le perdite sul cambio accumulate con l’operazione commerciale verrebbero così più che compensate. Da un lato, l’impresa avrebbe infatti acquistato 1,18 dollari per euro per poi cambiarli dopo la vendita dei prodotti a 1,22, perdendo così quattro centesimi su ogni dollaro di fatturato; per altro verso, però, riuscirebbe a guadagnare grazie al contratto a termine sei centesimi per ogni dollaro così negoziato.
Risulta essere chiaro che non necessariamente la quantità di dollari cambiati in euro dopo la vendita delle materie prime coincide con la quantità di dollari venduti in base al contratto a termine. La coincidenza dipenderà in particolare dal grado di copertura deciso dall’ufficio finanziario dell’impresa. Se esso avesse fatto bene i calcoli e avesse inteso coprirsi totalmente dal rischio di cambio, l’operazione di hedging frutterebbe all’impresa un utile di due centesimi per ogni dollaro di fatturato. Casi come questi, tuttavia, sono molto rari nella realtà: in primo luogo, perché è difficile stabilire quale sia l’importo totale da coprire dal rischio di cambio.
Nell’esempio, l’ufficio finanziario avrebbe dovuto prevedere con precisione l’esatto ammontare del fatturato realizzato con la rivendita delle materie prime: un calcolo tutt’altro che facile. Un’operazione di hedging come quella indicata nell’esempio, inoltre, non è utile soltanto in caso di rivalutazione dell’euro, ma funzionerebbe anche se si verificasse una svalutazione della nostra moneta. In casi di questo tipo, la copertura opererebbe in senso contrario, maggiori utili verrebbero conseguiti dall’impresa cambiando sul mercato a pronti i risultati dell’operazione commerciale, mentre perdite verrebbero subite a causa dell’operazione di hedging. Se quest’ultima fosse eseguita perfettamente, l’impresa conseguirebbe comunque l’obiettivo di completare l’intera operazione commerciale con un tasso di cambio euro/dollaro fisso a 1,18. Ragionamenti analoghi a quello svolto nell’esempio possono essere applicati alla variazione di prezzo di qualunque altra attività, reale o finanziaria che sia. Non cambierebbe in ogni caso la funzione delle operazioni di hedging, che rimane quella di sterilizzare le fluttuazioni dei prezzi