Diversamente dall’impresa individuale, l’utile d’esercizio non viene girato a patrimonio netto, ma, secondo quanto stabilito dall’atto costitutivo, viene in tutto o in parte ripartito tra i soci oppure accantonato in un’apposita riserva.
Il reddito netto conseguito dalla società deve essere ripartito, secondo le modalità stabilite dall’atto costitutivo, dopo che il bilancio è stato approvato dai soci (quindi, in pratica, nell’esercizio successivo).
Se non diversamente previsto dall’atto costitutivo, l’utile viene ripartito in proporzione alle quote di capitale conferite in società dai diversi soci.
Quando nella società vi sono soci che prestano attività di lavoro (soci d’opera) il riparto dell’utile d’esercizio, oltre che delle quote di capitale sottoscritte, deve tenere conto del lavoro da essi svolto.
Gli utili spettanti ai soci rappresentano la remunerazione del capitale (o del lavoro) da essi investito nell’impresa e vengono rilevati nei conti finanziari intestati ai singoli soci, chiamati Socio c/utili, che accolgono i debiti della società nei loro confronti. L’utile spettante ai soci viene pagato nei primi mesi dell’anno successivo, dopo la redazione del bilancio d’esercizio al 31/12.
In genere, una parte dell’utile d’esercizio, da calcolare prima delle quote da assegnare ai soci, viene destinata alla formazione di una riserva che nelle società di persone ha carattere facoltativo. L’accantonamento alla riserva si rileva in Avere del conto economico di
patrimonio Riserva volontaria che è una parte ideale del patrimonio netto.
Tale riserva, essendo costituita con utili non distribuiti, consente alla società di autofinanziarsi, ossia di conservare investita nei suoi processi produttivi la parte di utile che non viene erogata ai soci. Essa può inoltre essere utilizzata per coprire eventuali perdite che si dovessero verificare in futuro senza intaccare il capitale sociale.
Riassumendo
Esempio
La Maria Calcagno & C. sas, il cui capitale sociale è stato sottoscritto per 30.000 euro dal socio accomandatario Calcagno, per 150.000 euro dall’accomandante Giorgio Milanesi e per 120.000 euro dall’accomandante Franco Perata, così stabilisce di ripartire l’utile netto
d’esercizio di 124.500 euro
-il 5% deve essere destinato a riserva
-il 4% dell’utile residuo (dedotto quanto accantonato a riserva)deve essere assegnato al socio Calcagno in quanto accomandatario
-il rimanente deve essere ripartito fra tutti i soci in proporzione alle quote di capitale sottoscritte.
Presentiamo la rilevazione sul giornale al 31/12 dell’utile conseguito e il riparto effettuato in data 10 gennaio dell’anno successivo.
Il riparto dell’utile residuo tra i soci è stato così effettuato
113.544/300.000 = 0,37848 coefficiente di riparto
-Socio Calcagno, € (30.000 x 0,37848) = € 11.354,40 quota utile
-Socio Perata, € (120.000 x 0,37848) = € 45.417,60 quota utile
-Socio Milanesi, € (150.000 x 0,37848) = € 56.772,00 quota utile
Pagamento Utili
Il pagamento delle quote di utili spettanti ai soci è di solito effettuato con denaro o con assegni bancari. A meno che non si tratti di compenso dovuto a soci amministratori, non si effettua alcuna ritenuta fiscale.
Il pagamento dà luogo ad una uscita di denaro da rilevare in Avere dei conti finanziari Denaro in cassa o Banca X c/c e all’estinzione del debito della società nei confronti dei soci, da rilevare in Dare dei conti finanziari Socio X c/utili.
Spesso accade che i soci delle società di persone effettuino prelevamenti per spese personali nel corso dell’esercizio, prima della chiusura dei conti e della formazione del bilancio.
Secondo il codice civile, art. 2303, si possono distribuire tra i soci soltanto gli utili realmente conseguiti. Quindi, in teoria, il prelevamento in conto utili nel corso dell’anno non potrebbe essere effettuato perché l’utile non è stato ancora conseguito.
Detta disposizione non viene tuttavia violata se gli utili prelevati dai soci durante il periodo amministrativo sono documentati da situazioni contabili che mettono in evidenza la formazione di un risultato economico positivo.
Tali prelevamenti sono rilevati in conti finanziari intestati a ciascun socio, chiamati Socio c/prelevamenti, che accolgono il credito della società nei confronti dei soci stessi.
In sede di pagamento dell’utile, nei primi mesi del nuovo esercizio, i soci riceveranno la quota spettante al netto dei prelevamenti effettuati nel precedente periodo.
Esempio
La Marco Parodi & C. snc ha un capitale di 250.000 euro sottoscritto per il 50% dal socio Marco Parodi e per il 50% dal socio Luigi Rossi.
In data 10/11, tenuto conto del buon andamento della gestione, i soci hanno effettuato i seguenti prelevamenti dal c/c bancario: socio Parodi 16.875 euro, socio Rossi 16.875 euro.
L’esercizio si chiude con un utile netto di 50.000 euro che in data 07/01, dopo l’accantonamento alla riserva volontaria per il 10% viene ripartito tra i soci in base alle loro quote di partecipazione al capitale sociale.
Le quote di utili spettanti ai soci, al netto dei prelevamenti effettuati, vengono pagate a mezzo banca in data 08/01.
Presentiamo il prospetto di riparto dell’utile e gli articoli in partita doppia relativi a quanto sopra.
Poiché il socio Parodi aveva già prelevato 16.875 euro, gli compete un utile residuo pari a € (22.500 – 16.875) = € 5.625
Analogamente il socio Rossi deve avere € (22.500 – 16.875) = € 5.625
Rilevazioni in Partita Doppia