Sono costi fissi quelli che, comunque sostenuti dall’impresa indipendentemente dal volume di attività svolta, non subiscono variazioni.
Sono costi variabili quelli che variano in funzione delle unità prodotte.
In realtà la distinzione nel concreto non è poi così netta.
Nella pratica aziendale si presentano costi che hanno entrambe le caratteristiche. Il costo dell’energia elettrica è fisso comunque per il canone da pagare indipendentemente dai consumi ed è variabile in relazione al funzionamento degli impianti.
Per scomporre i costi semivariabili nelle sue due componenti vi sono diversi metodi che qui non è opportuno riportare.
La distinzione tra costi fissi e costi variabili e meno utilizzata di quella fra costi diretti e costi indiretti, non solo per difficoltà pratiche, ma anche per il sempre maggior livello di automazione del sistema industriale e per l‘estendersi delle produzioni multiprodotti.
Inoltre nei servizi e nelle attività amministrative tale distinzione non solo è tecnicamente difficile, ma è anche economicamente di scarso rilievo. La prevalenza dei costi fissi è tale da non risultare opportuna e conveniente la distinzione.
Comunque si considerano come costi completamente variabili i costi delle materie prime e della manodopera diretta e si concentra l’analisi
sui costi indiretti, scegliendo, di massima tra le seguenti soluzioni
-considerare tutti i costi indiretti come fissi
-considerare variabili quelle voci la cui componente variabile supera il 50% e considerare fisse quelle che hanno una componente
fissa superiore al 50%;
-considerare fisse quelle spese prevalentemente fisse e considerare variabili tutte le altre
-analizzare accuratamente ogni voce di spesa, classificandola invariabile, semivariabile e fissa e suddividere le spese semivariabili nelle loro parti fisse e variabili.
La scelta del criterio deve essere fatta di volta in volta in relazione al grado di approssimazione che si desidera ed ai costi che si vogliono sopportare per il rilevamento dei dati.