La traduzione letterale dell’espressione inglese asset management è gestione dell’attivo patrimoniale di un’azienda. Dunque, l’asset management è quell’attività di gestione del patrimonio tesa a massimizzare il rendimento, dato il rischio. A seconda che l’attivo patrimoniale da gestire sia di tipo finanziario o meno, avremo società di financial asset management e altre di non financial asset management. In questo secondo caso, si tratta, per esempio, di massimizzare il rendimento di un investimento immobiliare o di beni diversi dagli immobili, mentre nel primo si avrà la gestione di denaro, titoli, crediti.
In Italia, le società di asset management sono circa 750, ma il loro numero è in costante crescita. Si tratta di figure professionali, alle quali fanno ricorso le imprese di tutte le dimensioni, anche se è innegabile che in Italia il fenomeno non è ancora così diffuso come all’estero, in particolare, per le dimensioni mediamente piccole del nostro tessuto imprenditoriale. Infatti, a ricorrere maggiormente a questo tipo di figura sono certamente le società di maggiori dimensioni.
Vediamo di cosa si tratta di preciso. Un’azienda può decidere di affidare la gestione di parte del proprio patrimonio a una società dedita allo scopo, anche se, in genere, tende a minimizzare il livello degli investimenti. L’obiettivo è di massimizzare il rendimento dei propri asset, cosa che certamente potrà fare meglio una società specializzata. Questa, grazie alla conoscenza approfondita dell’ambito, darà origine a una strategia di investimento, che consiste nella cosiddetta asset allocation, ovvero alla pratica di suddivisione degli asset da investire in tanti settori, in modo da ridurre al minimo il rischio.
Le aziende di dimensioni minori solitamente ricorrono a una società di asset management per cercare di reperire fondi, al fine di potenziare gli investimenti ed espandersi. Alla base di tutto c’è il business plan, ovvero la pianificazione degli obiettivi e degli strumenti da mettere in campo per raggiungerli.
La logica su cui si basa la gestione degli asset è quella, come detto, della diversificazione del portafoglio. Se ho cento, lo fraziono in una miriade di investimenti, in modo che se qualcuno va male, sarà compensato dalla performance positiva degli altri. Infatti, è molto improbabile che nello stesso momento si registrino variazioni negative in comparti e paesi diversi, per cui è consigliabile investire al contempo in settori e mercati diversi, così come in diversi strumenti, ovvero azioni, obbligazioni, derivati, immobili.
Questa impostazione resta sempre valida, ma negli ultimi anni si è arrivati a conclusioni più complesse, che anche se non mettono in discussione i principi basilari dell’asset management, fanno capire meglio l’operatività. Si è posto ultimamente l’accento sull’influenza che ha l’andamento del mercato sulle performance della gestione di un portafoglio, in alcuni casi preponderante sulla stessa scelta su come e quanto investire.
Facciamo un semplice esempio, che ci aiuti a capire meglio di cosa parliamo. Immaginiamo di possedere 100 euro e di volerli affidare in gestione a una società di asset management e che questa decida di investire 50 euro in azioni e 50 euro in obbligazioni. Poniamo che il comparto azionario su cui abbiamo puntato sia cresciuto del 10%, mentre quello obbligazionario abbia reso il 5%. Dopo un anno, quindi, abbiamo ottenuto 5 da un lato e 2,5 dall’altro, ovvero il nostro portafoglio vale adesso 107,50%. In buona sostanza, la nostra performance è stata positiva e al lordo delle tasse e dei costi di gestione è stata del 7,5%.
Poniamo che l’anno successivo, il mercato azionario renda sempre il 10%, mentre quello obbligazionario zero. Il valore del nostro portafoglio è salito a 113, di cui le azioni assorbono non più il 50% del peso, ma il 53,5%. Dunque, la variazione della performance dell’anno seguente non è legata a un qualche cambiamento nell’allocazione degli assets da investire, bensì all’andamento del mercato. Risulta essere questo a avere influito sulle variazioni dei risultati, non uno spostamento degli investimenti.
Un altro accorgimento consiste nel fatto che si è notato empiricamente come un eccessivo frazionamento del portafoglio aumenti i costi di gestione. Una cosa, infatti, è monitorare l’andamento di un titolo, un’altra di ben 100 o più titoli. Pertanto, i benefici derivante dal processo di diversificazione sono ritenuti decrescenti. Ciò significa che a fronte di una riduzione marginale del rischio, continuando a diversificare il portafoglio, il rendimento aumenta di poco o, addirittura, a un certo punto si riduce. Conviene, quindi, puntare spesso su pochi mercati in rialzo, anziché su molti più mercati dal trend differente, che rischiano di annullare parte dei guadagni realizzati. Dunque, la ricerca ossessiva dei pesi ottimale per ogni investimento sembra perdere importanza nelle valutazioni più moderne degli analisti.
Oltre a questi ragionamenti, resta il fatto che una società di asset management sia la più indicata per gestire la massa attiva del patrimonio di un’azienda, al fine di ottenere da essa il massimo risultato, e a capire in che modo e in quale misura frazionare un investimento, oltre che in quali tempi.